i Re degli scacchi: Aleksandr Aleksandrovic Alekhine

Scritto da:  | 6 Marzo 2013 | 17 Commenti | Categoria: Personaggi, Stranieri

Alexander Alekhine 03

Il cameriere che la mattina del 25 marzo 1946 entra con la colazione fumante in una stanza d’albergo ad Estoril non pensa certo di trovarsi di fronte ad una scena drammatica. L’uomo se ne sta tranquillamente adagiato nella solita poltrona con il capo lievemente inclinato verso la spalla sinistra e una espressione serena sul volto. Davanti a lui un tavolo sul quale sono sparpagliati piatti e vassoi e, più a destra, sopra uno sgabello, una grande scacchiera con tutti i pezzi al proprio posto. Sembra dormire. Il cameriere lo scuote e il braccio sinistro che pende al di fuori della poltrona dondola più volte inerte. Aleksandr Aleksandrovic Alekhine ha terminato la corsa della sua vita.

Alexander Alekhine 06

Nato a Mosca l’11 settembre 1892 da una famiglia agiata, essendo il padre un maresciallo della nobiltà e la madre una commerciante che possiede azioni in una fabbrica di tessuti, Alekhine non fa parte di quella tremenda schiera di bambini prodigio che assilla noi comuni mortali, di quelli, insomma, che sin dalla culla riescono a darti il matto del corridoio e strillano tutta la notte se non hanno vinto tutte le partite. Impara presto, è vero, a sette anni, ma poi impiega un po’ di tempo per rodare il motore. Fa parte, invece, di quella banda di piccoli sciagurati che mandano in bestia i fratelli più grandi. Imparano a giocare con loro, perdono i primi incontri, poi regolarmente li umiliano e li ridicolizzano. Così è per Alexandr Alexey che, in cambio di qualche travaso di bile, si guadagna l’immortalità.

Alexander Alekhine 05

E’ un periodo, questo, di grande fermento negli scacchi. Nel 1886 Wilhelm Steinitz viene dichiarato campione del mondo, l’astro Paul Morphy illumina l’America e la vecchia Europa, Pillsbury infiamma gli animi con le sue straordinarie simultanee alla cieca, il grande Cigorine offre esibizioni spettacolari. Il nuovo germoglio non può scegliere terreno più fertile. Irrobustito da numerose partite per corrispondenza tra il 1902 e il 1904 si appresta ad entrare con gloria nell’arengo internazionale.

Alexander Alekhine 08Dopo qualche discreto successo e anche qualche inevitabile delusione si laurea Grande Maestro nel prestigioso torneo di Pietroburgo del 1914 al quale partecipano, oltre al campione del mondo Lasker, molti tra i più forti giocatori del tempo. E’ terzo assoluto dietro ai colossi Lasker e Capablanca, un nome che ritroveremo spesso seguendo la via del Nostro. La brutta bestia della guerra lo trova in un paese straniero, ritorna in Russia addetto ai servizi sedentari, sposa la giornalista svizzera Anna Rueg con la quale nel 1921 si reca a Berlino e poi a Parigi. Da buon borghese preferisce evitare le insidie della Rivoluzione che divora spesso gli stessi figli. Non tornerà più nella sua patria.

Inizia a giocare ininterrottamente per guadagnare il tempo perduto, passa da una nazione all’altra, da un torneo all’altro, macina vittorie su vittorie. Arriva finalmente a sfidare il mitico, l’irraggiungibile Capablanca che domina le menti quadrettate di tutto il mondo. “Diecimila dollari” è la risposta sportiva del grande Capa. Come chiedere una Ferrari al sottoscritto. Ci vogliono ancora alcuni anni di successi e la pubblicazione dello straordinario “My best games” perché un grosso sponsor, il governo argentino, trovi i fondi necessari per il match mondiale.

Alexander Alekhine 04Ed eccoci a Buenos Aires nel 1927. Alekhine si è preparato all’impresa in maniera eccezionale. Ha indagato a fondo i propri difetti ma, soprattutto, quelli (pochi, in verità) del mostro cubano. Capablanca è stato voltato e rivoltato da tutte le parti, come un cadavere è stato sezionato in lungo e in largo, per dritto e per traverso. Nulla sfugge all’occhio vigile ed inquieto dell’ex russo. Ogni piccolo errore, ogni lieve, impercettibile imprecisione del suo prossimo avversario viene individuata e analizzata per smontare, pezzo dopo pezzo, il più grande mito scacchistico del tempo. Alla fine di un lavoro colossale arriva alla conclusione che “in apertura Capablanca è temibile solo per le sue raffinate risorse difensive, mentre il mediogioco, dove talvolta si esprime “attivamente”, è il suo punto forte; nel finale, solo eccezionalmente si distacca dalla media dei pur pochi specialisti di grande classe e nessuno di questi ultimi dovrebbe ragionevolmente temerlo più di tanto…”.

Alexander Alekhine 02

Con tale preparazione concreta e psicologica alle spalle, Alekhine si appresta ad uno dei “combattimenti più avvincenti della storia degli scacchi”. Come ho già sottolineato nel profilo su Capablanca il match sembra essere guidato dalla mano di un abile regista di thrilling. Se dovessi usare una metafora per spiegare brevemente l’andamento dell’incontro userei quella del ciclismo. In una atmosfera di euforica fiducia verso il cubano “parte” inaspettatamente Alekhine, quasi subito ripreso e superato da uno scatto bruciante dell’avversario. Tutto come previsto, come sentenziato dai santoni del tempo, ma all’improvviso nell’undicesima e dodicesima partita due allunghi poderosi riportano in testa lo sfidante che aumenta il vantaggio nella ventesima. Il Destino sembra ormai deciso. Apollo-Capa è stremato, senza fiato, arranca penosamente lungo le colonne e le traverse. Ricorrendo a tutta la sua forza di volontà riesce a salire ancora sui pedali, opera uno strappo, si avvicina. Siamo a 4 a 3, ma è l’ultima scintilla del campione del mondo che dovrà lasciare il suo trono per 3 a 6 e ben 25 patte! Roba da tour di Francia e giro d’Italia messi insieme.

La vittoria è esaltante ma lo sforzo è stato terribile e il fantasma del cubano turberà per molto tempo le notti del giovane campione che non gli offrirà mai la cosiddetta rivincita. Fra loro si erge una barriera di odio e di disprezzo, fanno di tutto per non incontrarsi ed evitare anche la reciproca, semplice vista. Sanno di essere i più forti e non vogliono cedere di un palmo, come due bambini capricciosi. E’ comunque, questo, un periodo straordinariamente felice per la creazione “artistica” di Alekhine (secondo lui gli scacchi sono Arte vera) che raggiunge vertici anche oggi difficilmente superabili. Sulla scacchiera soffia davvero il vento del Genio che tutti noi abbiamo poi imparato a conoscere. Ma ogni Genio che si rispetti ha, nello stesso tempo, il suo lato oscuro, terribile e affascinante. Esso viene fuori nel quarto match per il titolo mondiale (nel 1929 e nel 1934 si era sbarazzato abbastanza facilmente del robusto Bogoljubov, che gli italiani ricordano con piacere per una sua famosa sconfitta subita ad opera del nostro Mario Monticelli a San Remo nel 1930) contro Max Euwe nel 1935. Dopo un inizio brillante incomincia a perdere in maniera inconcepibile fino a beccarsi addirittura il matto dopo l’arrocco. Come è possibile? La risposta non lascia adito a dubbi: Alekhine beve, è ubriaco. L’alcool lo sta portando alla rovina. Al di là del risultato +8=13-9, che pure non sembra una vera debacle, perde ignominiosamente il suo titolo.

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Ma non è la fine. Dopo un periodo di crisi, aiutato anche dalla nuova moglie americana Grace Wishaar, riesce a riprendersi, smette di fumare, si tiene lontano da Bacco e affronta il secondo incontro con Euwe in maniera ben diversa. Il risultato è secco e perentorio: vince dieci partite, ne pareggia undici e ne perde solo quattro. Lo scettro è ritornato nelle mani del più forte.

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Continua ancora a vincere ma non sempre a convincere. La sua stella sta lentamente declinando, come è nell’ordine naturale delle cose. Gli ultimi momenti della sua vita lasciano un segno di infinita tristezza in chi lo ha amato e adorato. Accusato di avere avuto simpatie per il governo collaborazionista francese e di avere espresso giudizi negativi contro gli ebrei, alla fine della guerra è chiamato a discolparsi davanti ad una apposita commissione. Deve presentarsi la mattina del 25 marzo 1946. Ma i giudici aspetteranno invano. Alekhine è comparso davanti ad un altro Giudice, quello di tutti, supremo e inappellabile.

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Il solito sentito e doveroso ringraziamento alla prestigiosa rivista L’Italia Scacchistica!

avatar Scritto da: Fabio Lotti (Qui gli altri suoi articoli)


17 Commenti a i Re degli scacchi: Aleksandr Aleksandrovic Alekhine

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    Martin Eden 6 Marzo 2013 at 00:59

    …ed ovviamente un altrettanto sentito e doveroso ringraziamento all’amico Fabio per questo suo contributo dedicato alla figura di una delle più grandi figure della scacchiera mai esistite… contributo scritto in epoca non sospetta, vale a dire diversi anni addietro, e che comunque non deve essere assolutamente percepito come una specie di gara con il ricordo scritto Nazario ed anch’esso dedicato al grande campione franco-russo (cfr. qui).
    Buona lettura ed un ulteriore ringraziamento a tutti i nostri numerosissimi ed affezionati Lettori.

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    Fabio Lotti 9 Marzo 2013 at 09:16

    Per Mongo, Zenone e gli altri amici scaccogiallisti. E’ uscito il pezzo di marzo qui http://theblogaroundthecorner.it/category/ospiti/letture-al-gabinetto/.

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    Fabio Lotti 9 Marzo 2013 at 09:28
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    Mongo 9 Marzo 2013 at 16:48

    Grazie Fabio, anche se ora sono impegnato nello studio delle opere di un certo Bronstejn/Trotsky.

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      alfredo 9 Marzo 2013 at 17:57

      caro Mongo tu hai qualche fonte documentata da cui si puo’ ragionevolmente pensare a una parentela anche lontana tra i due o questa cosa rimarrà sempre una sorta di ” leggenda ?

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        Marco 9 Marzo 2013 at 21:44

        Forse lei lo sa già, ma a beneficio dei lettori ricordo che nel libro “L’apprendista stregone” il coautore Tom Furstenberg scrive (p. 282 dell’edizione italiana): “Quando David si trovava in Sud America, nel 1974, un uomo andò da lui e si presentò come il nipote di Lev Davidovich, cercando di scoprire se fossero o meno parenti. Tuttavia non fu possibile stabilire alcun legame di parentela”. Resta il fatto che erano entrambi ebrei ucraini, oltre ad avere lo stesso cognome.

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          alfredo 9 Marzo 2013 at 22:00

          caro Marco , grazie
          adesso riprendo in mano quel meraviglioso libro
          eccolo 😯
          mi rileggero questo capitolo che avevo in gran parte dimenticato
          comunque leggo cio’ che scrive Bronstein ” la risposta è no fino a prova contraria”
          la ringrazio nuovamente
          Alfredo Pasin
          Ps : comunque ci possiamo dare del tu .
          considero tutti quelli di questo sito bellissimo che tanta compagnia mi ha tenuto in 15 giorni di immobilità forzata per una frattura al piede ( e forse lo si capisce dal numero dei miei interventi !!!! ) come amici . e GENS UNA SUMUS . o no ?

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            alfredo 9 Marzo 2013 at 22:10

            mi correggo . ovviamente il succitato co-autore .
            in fondo bronstein è un cognome ( ebreo) molto comune come il vero cognome di kasparov ( weinstein … vi fu un altro weinstein che usci di senno e ora è ricoverato in un ospedale psichiatrico . era un MI americano molto forte , piu’ volte avversario di fischer )

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    alfredo 9 Marzo 2013 at 17:54

    bellissimo pezzo . Mi inquieta molto l’ultima fotografia . Mi colpi’ ricordo molto , leggendo un libro di Alekhine una sua riflessione prima del mtch con Capablanca .
    scrisse piu’ o meno ” per vincere il match dovevo trovare un punto debole nel cubano ma non vedevo quale . Poi ripensai a una mia partita precedente . Capablanca mi aveva sopraffatto- surclassato ( “uberspielt ” mi ricordo , termine poco traducibile ma ben comprensibile anche in tedesco)ed aveva raggiunto una posizione vinta . ero convinto che se io avessi avuto la sua posizione avrei sicuramente vinto . lottai disperatamente e alla fine riuscii a pareggiare . mi resi conto che forse l’unico punto debole di Capalanca : di fronte a una difesa accanita una incertezza crescente ” mi colpi’ molto questa sua considerazione in quanto come Lasker mi sembro’ che Alekhine tenesse in considerazione non solo gli aspetti tecnici ma anche psicologici del suo avversaio . dovrei cervare il libro per capire a quale partita si riferisse . comunque parlando di grandissimi vorrei ricordare agli amici di soloscacchi che oggi bobby fischer avrebbe compiuto 70 anni .
    qui un suo bel ricordo
    http://en.chessbase.com/Home/TabId/211/PostId/4009095/bobby-fischers-70th-birthday-090313.aspx

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      bonzy 9 Febbraio 2017 at 21:53

      son daccordo in ogni scritto di scacchi bobby non puo mancare per il suo genio ,per il suo amore al nobil gioco e per quello che ha fatto e lasciato al mondo degli scacchi ,,cosa che tutti noi oggi ne godiamo gli effetti ,,

      Mi piace 1
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    Gambetto Fromm 9 Marzo 2013 at 18:56

    Bei pezzi, sicuramente. Molto belle anche le fotografie, rare immagino, o almeno io non le avevo mai viste prima.

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    Massimo 19 Gennaio 2016 at 11:25

    La foto di Alekhine è sicuramente un montaggio, non lo ritrae naturalmente. Lo sa qualsiasi medico. La bocca di Alekhine, infatti, è chiusa mentre è noto che nella maggior parte dei casi si muore con la bocca aperta, specie a un’età avanzata, dove più frequenti sono i pazienti cosiddetti “respiratori orali” e soprattutto se sono associate sindromi respiratorie, e Alekhine era un grandissimo fumatore oltre che un gran bevitore. In questi casi prevalgono, perché “più allenati”, i muscoli abbassatori della mandibola.

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    zzzz 8 Gennaio 2017 at 15:18

    Buongiorno,
    ho notato che sia in Wikipedia che in altre recensioni
    la data di nascita, riportata, di Alekhine è il 31 ottobre
    mentre l’articolo qui pubblicato riporta l’11 settembre.
    Grazie.

    • avatar
      Martin 9 Gennaio 2017 at 09:43

      In effetti l’esatta data di nascita di Alekhine è questione piuttosto controversa. La maggior parte delle fonti indica il 31 ottobre, altre il primo di novembre del 1892, che poi corrispondono al 18 o al 19 di ottobre a seconda che si consideri il calendario gregoriano o quello giuliano in vigore fino alla Rivoluzione d’Ottobre e prima che poi si passasse per qualche anno al Calendario Rivoluzionario Sovietico. Devo controllare su L’eredità scacchistica di Alekhine, opera di riferimento per quanto riguarda il grande campione russo. Ti farò sapere.

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