Sun Tzu: valutazioni strategiche

Scritto da:  | 13 Marzo 2015 | 8 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni

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Il primo capitolo de L’arte della guerra parla delle valutazioni strategiche e dei sistemi di valutazione del generale. Esso è rivolto al sovrano, colui che ha in mano le decisioni di uno Stato.

Un sovrano virtuoso sa far assumere il Tao (la Via) alle sue truppe, vale a dire che egli sa trasmettere il proprio scopo a tutti coloro che devono partecipare alla sua realizzazione, così che un pugno di uomini possa agire come un sol uomo: “Il Tao è ciò che induce il popolo a condividere lo stesso obbiettivo del governante al punto di non darsi pena di vita o morte per non deluderlo”.1 Sun Tzu assume la sussistenza di un principio unificante e agente in modo che non si dia una dissipazione di energia nel contenere le singole spinte individuali o di sottogruppi, spinte che costituirebbero delle forze non perfettamente indirizzate verso un unico obiettivo. Se questa condizione è violata, allora il generale avrebbe a che fare con dei problemi di sedizione interna, così che ciascuna componente dell’esercito costituirebbe un elemento ostile a se stesso, in quanto parte di un insieme, imponendo, così, immediate difficoltà pratiche nella realizzazione delle operazioni militari: “Se impieghi un generale che segue le mie valutazioni, egli sarà sicuramente vittorioso. Fallo dunque rimanere. Se impieghi un generale che non segue le mie valutazioni egli sarà sicuramente sconfitto. Allontanalo”.2 Il generale, dunque, deve essere valutato in base alle sue capacità relative a quanto detto.

I principi esposti da Sun Tzu sono sia descrittivi che prescrittivi e normativi per il generale: essi pongono le basi di analisi dell’arte della guerra (e dell’arte del conflitto in generale), essi forniscono una definizione della bontà e negatività delle azioni intraprese e forniscono dei precetti da tener presenti nell’organizzazione, pianificazione e esecuzione delle azioni militari. Tali principi rimangono fissati su un piano generale e, per tanto, non intendono fornire una teoria esaustiva, così come l’intendiamo noi occidentali, vale a dire una serie ordinata di assiomi da cui dedurre tutti i possibili teoremi: “Gli stratagemmi non possono essere tramandati in anticipo”.3 Data la natura della concezione ontologica di fondo di Sun Tzu, questo è decisamente impossibile e, di fatto, estranea alla stessa visione corrispettiva della sua didattica. In questa dimensione, i precetti di Sun Tzu non intendono fornire i dettagli delle operazioni, ma vogliono fornire un quadro parziale da cui riuscire a comprendere l’atteggiamento globale con il quale indirizzarsi verso il raggiungimento dello scopo finale: la vittoria mediante la conquista del nemico intatto. Questo è il motivo per cui Sun Tzu si limita a dire che le condizioni del Cielo e della Terra determinano ogni singola circostanza, di modo che tutte le singole condizioni reali non possono descriversi a priori, ma solo per grandi categorie, cosa che Sun Tzu fa in altro luogo (Capitolo 4, Capitolo 8, Capitolo 10).

In questo primo capitolo introduttivo, per così dire, vengono esposti i principi su cui si deve scegliere il proprio comandante e su come questi debba essere giudicato. Il comandante deve conoscere i principi della realtà tali per cui egli può essere giudicato epistemicamente virtuoso. I principi della realtà sono cinque e, qui, ci limitiamo a riportarli senza darne un’analisi, cosa che abbiamo fatto in altro luogo. Con le parole di Sun Tzu: “Il primo fattore è il Tao, il secondo è il cielo, il terzo è la terra, il quarto è il generale, il quinto è il metodo”.4 La capacità di adattamento e inquadramento delle singole situazioni risulta una delle principali virtù del generale: “Riguardo a questi cinque fattori, nessun generale non ne ha mai sentito parlare. Colui che li conosce bene sarà vittorioso. Colui che non li conosce sarà sconfitto”.5

Sun Tzu valutazioni strategiche 3

Sun Tzu indica esplicitamente e implicitamente che l’unica strada per il dominio dell’arte del conflitto e dell’arte della guerra è la conoscenza, conoscenza intesa in triplice senso: dominio su di sé, dominio sull’avversario e dominio sulle circostanze (si veda l’analisi del Capitolo 3). Per esercitare un positivo dominio su se medesimi è necessario essere molto consapevoli di sé, dei propri limiti (svantaggi) e difetti (imperfezioni), delle proprie virtù (vantaggi) e capacità (perfezioni); per esercitare un positivo dominio sull’avversario è necessario conoscerne limiti e difetti e virtù, solo a questa condizione è possibile trarre vantaggio dai suoi errori che, secondo Sun Tzu, è l’unica fondamentale base per vincere ogni conflitto (essere imbattibili noi e colpire sul difetto o svantaggio dell’avversario); in fine, per avere pieno dominio di sé e dell’avversario è necessario avere la giusta visione della realtà, non solo delle sue basi immutabili (i cinque fattori), ma, soprattutto, delle loro forme contingenti che si configurano di volta in volta nel tempo e nello spazio.

La conoscenza è acquisibile mediante un preciso metodo (Capitolo 4) ma, in questo capitolo, si tratta più di mostrare quale atteggiamento bisogna avere nei confronti della conoscenza stessa, vale a dire, quale attitudine sia la più idonea per pervenire alla conoscenza delle basi del dominio di sé, del nemico e delle circostanze:

E così, valutando per mezzo delle comparazioni,

Si determina la vera natura della situazione.

Chiedi –

Quale governante segue il Tao?

Quale generale è più abile?

Chi ha a suo favore cielo e terra?

Chi osserva più rigorosamente il metodo e gli ordini?

Quale esercito è più forte?

Quali sono gli ufficiali e i soldati meglio addestrati?

Da che parte i premi e le punizioni sono più equi?

tramite queste comparazioni si possono prevedere la vittoria e la sconfitta.6

Questa linea di “conoscenza per comparazioni” è fondamentale e bisogna cercare di comprenderla in tutta la sua portata sin da subito. Ad esempio, riportando la questione nel piano più ristretto degli scacchi, un abile giocatore valuterà e deciderà in base alla comparazione delle alternative, secondo la loro singola valutazione. Così che bisogna scegliere solo le mosse in grado di garantirci il massimo vantaggio. In questa dimensione, Sun Tzu sta ancora rivolgendosi al sovrano, ma, come sempre, le sue istruzioni sono generalizzabili.

Nella strada della vittoria è la conoscenza delle alternative a costituire la chiave. Così che è necessario notare il principio sovrano della conoscenza di Sun Tzu: “E così, valutando per mezzo delle comparazioni, si determina la vera natura della situazione”.7 Così, nella realtà per giungere alla strada del massimo vantaggio, che è l’unica ragione per cui valga la pena di combattere (secondo Sun Tzu e pure secondo una visione razionale della natura dei conflitti), bisogna necessariamente concentrarsi nell’analisi delle alternative mediante comparazioni, per valutare le singole possibilità in base alle quali prendere una decisione. Così che il processo consiste nel computare le possibilità, qualificarle, ordinarle per massimizzazione dell’utile, scartare le perdenti e eseguire il compito.

Sun Tzu valutazioni strategiche 5

L’arte della guerra è l’arte dell’inganno, che consiste nel saper dissimulare le proprie intenzioni e saper simularne di false: induci nella mente dell’avversario l’aspettativa che frustrerai, sappi mantenere segreto ciò che pensi; massimizza le informazioni in tuo possesso e minimizza quelle del tuo avversario, rendendolo incapace di credere a quello che vede, cosicché finirà per diffidare anche di ciò che sa. Questa è la massima virtù nell’arte della guerra. Questa condizione è esplicitamente reiterata in molti passi de L’arte della guerra, e in questo capitolo viene enunciata così:

Le operazioni militari seguono un Tao di strattagemmi –

Così, quando sei capace, fingi di essere incapace.

Quando sei attivo, fingi di essere inattivo.

Quando sei vicino, fingi di essere lontano.

Quando sei lontano, fingi di essere vicino.

Così, quando il nemico cerca il vantaggio, getta l’esca per ingannarlo.8

In altre parole, è necessario cercare di rendere il nemico incapace di leggere le nostre intenzioni: renditi impossibile da conoscere. Quando prima si diceva, infatti, che per avere il dominio dell’avversario bisogna conoscerlo, ciò, negativamente, implica che noi dobbiamo renderci ‘inconoscibili’ (Sun Tzu usa l’espressione “invisibile”;). Per fare questo, bisogna rendere illeggibile la nostra mente e le nostre intenzioni in modo tale che l’avversario non possa nutrire alcuna aspettativa. Definiamo con “aspettativa” quella credenza sulle azioni dell’avversario sulla quale, pur non sapendo se essa sia vera o falsa, saremmo disposti a scommettere. Ad esempio, in una partita a scacchi giocata contro un giocatore che ha una sola variante nel sistema di apertura per il nero, pur non disponendo della certezza assoluta, siamo disposti a scommettere che giocherà come nel passato. Questa prevedibilità è l’essenza della debolezza in relazione alle intenzioni ed è esattamente ciò che noi dobbiamo evitare, se vogliamo essere in vantaggio nei confronti del nostro avversario. Scompigliargli le sue aspettative non significa averlo battuto, significa averlo confuso, il che implica un evidente condizione di vantaggio nei suoi confronti, condizione che può tradursi in un vantaggio prima strategico e poi tattico. Un nemico confuso lascia intravedere debolezze, il nostro obiettivo, il punto dove andrà colpito con tutta la nostra forza, nel momento di massimo Shih (Capitolo 5).

Sun Tzu valutazioni strategiche 4

Come specificato più sopra, i principi di Sun Tzu possono essere analizzati su un piano molto più vasto che non la semplice dimensione dell’arte della guerra. Essi sono la base per comprendere quali atteggiamenti gli individui debbano avere nella dimensione più generale del conflitto. Dopo la seconda guerra mondiale e dopo l’introduzione della società di massa nelle sue varie declinazioni, con il conseguente individualismo, la guerra è stata introiettata all’interno di quella che è la sfera quotidiana del vivere, così come viene mostrato da molti filosofi, in particolare da Max Horkeimer, Theodor Adorno e Michael Foucault. Non si può fare a meno di questa considerazione per comprendere la realtà che ci circonda.

Lungi dall’aver realizzato le condizioni per poter vivere serenamente, le dimensioni conflittuali individuali sono andate a far parte dello stesso bagaglio dell’individuo contemporaneo. Non perché nelle precedenti ere storiche questa realtà non fosse già un dato di fatto, ma la proprietà peculiare della nostra epoca è quella di aver fatto rientrare i costi del benessere (vero o presunto) sulle spalle delle coscienze individuali le quali devono aver a che fare con nuove e più sofisticate forme di soprafazione. Non solo, ma indicheremo anche una seconda ragione: piuttosto che aver posto le basi per superare quelle che erano le principali motivazioni per una vita inappagante, giocata sulla realizzazione della sussistenza di base per l’esistenza, oggi siamo ancor meno giustificati di ieri per tutta questa competizione intestina, amorale e logorante, aumentata e giustificata sulla base di un peculiare cinismo. Per questo la dinamica e la statica dell’arte della guerra va considerata nel quadro più ampio della dinamica e della statica dell’arte del conflitto ed è in questa luce che gli insegnamenti di Sun Tzu rivelano tutta la loro importanza

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1 Sun Tzu, L’arte della guerra, Mondadori, Milano, 2003, p. 5.

2 Ivi., Cit., p 6.

3 Riduzione nostra della massima contenuta nel passo “Questi sono gli stratagemmi militari vittoriosi dei nostri avi. Non possono essere tramandati in anticipo”. Ivi., Cit., p. 7.

4 Ivi., Cit., p. 5.

5 Ivi., Cit., p. 6.

6 Ivi., Cit., p. 6.

7 Ivi., Cit., p. 6.

8 Ivi., Cit., p. 7.

Sun Tzu valutazioni strategiche 6

(6. continua)

avatar Scritto da: Giangiuseppe Pili (Qui gli altri suoi articoli)


8 Commenti a Sun Tzu: valutazioni strategiche

  1. avatar
    Zenone 14 Marzo 2015 at 12:05

    Interessante come sempre.
    Vorrei chiedere all’autore se conosca il libro, “Guerra senza limiti” dei due colonnelli cinesi Qiao Liang e Wang Xiangsui, da me citato in un post di alcuni giorni addietro. Evidentemente si tratta di un testo non filosofico, ma che ha risvolti che possono renderlo interessante anche al filosofo, e mi piacerebbe avere un parere.
    Grazie

    • avatar
      Giangiuseppe Pili 14 Marzo 2015 at 14:05

      Carissimo Zenone,

      Il libro “Guerra senza limiti” è indubbiamente un classico del pensiero strategico contemporaneo. Obiettivamente è un libro che nessuno del settore può anche solo pensare di ignorare. Da un punto di vista filosofico ci sarebbe molto da dire. Ad ogni modo, qui direi che la nozione di “guerra senza limiti” è meno interessante della nozione di “armamento senza limiti”, che, di fatto, emerge dal saggio dei due cinesi. E’ anche vero che nello scenario contemporaneo una guerra è un fatto complesso, ma appunto dalla lettura di Sun Tzu questo fatto dovrebbe essere evidente in modo sufficientemente incontestabile. L’analisi dei due cinesi, a me sembra, ha avuto il pregio di cercare di trovare una nuova nozione di guerra in funzione della tipologia di armamenti, che oggi sfuggono totalmente al controllo esclusivo dei militari (infatti, si legge una sorta di senso di “angoscia” e “frustrazione” di chi era abituato a ragionare esclusivamente in termini di fucili o armamenti, sia pure fino alle bombe atomiche): oggi la guerra si fa in molti modi, anche se, per concludere con i due strateghi “il volto della guerra è sempre immutabile”.

      http://www.scuolafilosofica.com/3498/guerra-senza-limiti-analisi-sul-concetto-di-arma-alla-luce-della-guerra-senza-limiti-nellinterpretazione-di-qiao-liang-e-wang-xiangsui

      In fine, mi sia concesso dire che in un mio recente lavoro di scacchi e filosofia della guerra i due strateghi sono spesso citati.

  2. avatar
    fabrizio 14 Marzo 2015 at 13:58

    Articolo interessante e stimolante, ma certamente non facile nelle sue implicazioni.
    Una delle affermazioni (“l’arte della guerra è l’arte dell’inganno”;)mi sembra accettabile in quasi tutti i casi concreti, ma come si concilia (a livello teorico e filosofico)con gli scacchi, che sono per definizione un “gioco a informazione completa” (ovvero dove non c’è niente di nascosto o nascondibile a priori)?

    • avatar
      Giangiuseppe Pili 14 Marzo 2015 at 14:11

      Caro Fabrizio,

      Purtroppo qui non mi è concesso dilungarmi a lungo. In realtà, nessuno possiede la famosa informazione completa sia rispetto alla complessità materiale che psicologica del gioco (io non ho realmente a disposizione tutte le informazioni, né potrò mai ottenerle rispetto alle mosse possibili specialmente in lungo e in largo nelle varianti siano esse principali o leggermente inferiori; per non parlare dei problemi di lettura delle intenzioni dell’avversario, il che si intende a livello, banalmente, di pianificazione generale piuttosto che di impostazione della partita). Ad ogni modo, appunto, le relazioni tra gli elementi “aleatori”, in senso stretto e la necessità di operare intelligence per massimizzare le scelte rispetto alla singola partita piuttosto che all’approccio generale di un torneo (specialmente ad alto livello) è fondamentale. In fine, le teorie di Sun Tzu si applicano agli scacchi in senso lato come in guerra (tra l’altro). Sun Tzu direbbe che non esistono stratagemmi a priori (citazione a memoria), sicché non si possono imparare a priori (perché gli elementi fondamentali della guerra sono intrinsecamente aleatori – la volontà del generale nemico, la natura del terreno, il tempo e lo spazio e il Tao). Quindi anche negli scacchi lui PROBABILMENTE ti direbbe che non c’è un algoritmo meccanico tramite il quale poter tradurre le sue leggi strategiche in piani tattici operativi (per esempio, singole mosse o linee di variante). Quello che è però più importante è capire che la condizione generale di inganno (cioè, di incapacità di lettura delle intenzioni del nemico) è favorevole: se ci riesci ci guadagni tu e ci perde lui (guadagno doppio), se invece non ci riesci e non ci riesce lui si crea una situazione di stallo che non è una condizione genericamente vantaggiosa, per quanto non sia necessariamente svantaggiosa.

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        fabrizio 14 Marzo 2015 at 15:32

        Sono d’accordo (e l’avevo premesso) che nel concreto l'”informazione completa” non può esserci nemmeno negli scacchi(per il momento e per mooolto tempo ancora) e quindi le affermazioni di Sun Tzu mantengono una certa validità. La questione è però intrigante intellettualmente e cerco di porla in altri termini: supponendo che l'”informazione” sia molto elevata per entrambi i contendenti, Sun Tzu giocherebbe tendenzialmente contro l’avversario (alla Lasker) o contro la posizione (alla Botwinnik)? Da quello che ho percepito io, più probabilmente alla Lasker.

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          Giangiuseppe Pili 15 Marzo 2015 at 02:08

          Eh eh eh! Una domanda divertente! Penso comunque che avrebbe senza dubbio giocato alla Lasker. Il quale nel suo “La lotta” non nomina mai Sun Tzu… peccato. Perché ammesso che non l’abbia letto, ne avrebbe senza dubbio apprezzato i fondamenti!

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        DURRENMATT 14 Marzo 2015 at 19:57

        …a questo punto bisogna far cenno alla “macheide” Laskeriana. 😉

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          fabrizio 14 Marzo 2015 at 23:44

          … e perché no? Fai pure cenno: l’argomento è sicuramente interessante 😉 😉

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