L’arte dell’analisi

Scritto da:  | 6 Maggio 2012 | 11 Commenti | Categoria: Finali

Alcuni giorni orsono il nostro eccellente Fabio Lotti, in un commento ad un suo pezzo, ci ricordava che lui e suo figlio Riccardo sono entrambi nati il 1° di maggio, quindi sotto il segno del Toro, quindi un segno che ha tra i suoi caratteri distintivi la pigrizia.

Anch’io, come rappresentante qualunque del Toro, pur essendo del tutto scettico nei riguardi dell’astrologia, devo ammettere che raramente la mia volontà ha avuto il sopravvento sulla mia pigrizia.

Questo è uno dei fattori che non mi hanno mai consentito di dedicare troppe ore del mio tempo scacchistico all’analisi, e nessuna all’analisi dei finali, materia ritenuta noiosa quasi come fare la fila all’ufficio postale o aspettare su un treno, in galleria e al buio, che vengano ripristinati i collegamenti elettrici.

Ma chi me lo faceva fare ad analizzare i finali?

Anzitutto non è certo a seguito di questa carenza che non ho mai ottenuto accettabili risultati, in quanto molto raramente ero solito sopravvivere già al medio-gioco, cui, del resto, arrivavo solo se fossi riuscito a sopravvivere all’apertura, dalla quale, tra l’altro, potevo uscire indenne soltanto se fossi riuscito ad arrivare per tempo in sala torneo.

Ricordo che una volta solamente (si era a Venezia) giunsi presso la sede di gioco ben prima dell’avvio degli orologi nel primo turno, e mi sentivo, quell’anno, pure un bel po’ preparato ed allenato. Purtroppo mi dissero che avevo dimenticato di iscrivermi al torneo e che ormai era troppo tardi: le mie rivoluzionarie e innovative analisi sul Controgambetto Albin non sarebbero state mai più sperimentate e divulgate, la variante Marramaquís del Controgambetto Albin non sarebbe mai più nata.

Non tutto il male venne per nuocere. Nell’occasione, infatti, scoprii e finii per amare Venezia come pochi altri “turisti per caso”. Come Helenio Herrera, per citarne uno solo. Insomma, dal Controgambetto al Canaletto il passo fu facile, gli Scacchi non ebbero nulla a perdere, io tanto da guadagnare.

In questi giorni, pur continuando a soccombere nella mia personale guerra con la pigrizia, mi avvedo che non è affatto vero che le analisi di certi finali siano tanto noiose. Anzi, oltre ad essere altamente istruttivi, i finali possono essere spesso considerati come le ultime scene dei film gialli, dove un susseguirsi di sorprese nasconde, fino all’ultimo, se non oltre, l’assassino.

In ciò esemplare è un altro articolo, secco e illuminante, che il grande Enrico Paoli ci mandò in redazione una trentina di anni fa: “L’arte dell’analisi”, appunto. Si tratta di finali di soli pedoni.

Lo riporto qui integralmente, ringraziando ancora l’indimenticabile maestro.

L’arte dell’analisi” (del M.I. Enrico Paoli)

L’arte dell’analisi è essenziale non solamente nel medio-gioco, ma anche nel finale, specialmente in quelli che ci sembrano semplici e che non dovrebbero riservare sorprese.

Nel 13° Open internazionale di Berna, 1982, occorse nella partita Neuhaus-Gautschi, la posizione rappresentata nel diagramma n.1

NEUHAUS – GAUTSCHI

Il nero, ricordando probabilmente uno dei tanti finali simili, di cui il più celebre è quello del diagramma n.2, offrì la patta, tosto accettata.

CHIGORIN – TARRASCH

Qui il tratto è al giocatore russo, che proseguì erroneamente con 50.gxf6, gxf6 51.Rg4,Re4, perdendo rapidamente.

Avrebbe invece pattato 50.Rg4!,Re4 51.g6!,h6 52.Rh5,Rxf5 stallo

Ma la memoria del Nero aveva presente solo il lato negativo della medaglia, il positivo sarebbe stato quello di ricordare lo studio del diagramma n. 3.

F. TIEDT, 1885

1Rf7!

(non 1.Rf6?, che sembra più aggressiva ed invece dà al Nero la possibilità di salvarsi: 1…h5!! 2.Rxg5,hxg4 3.hxg4,Rg7)

…h5 2.h4!,gxh4 (se 2…hxg5; 3.hxg4) 3.g5 e vince

Il controllo della terna “f6-f7-f8” da parte del Re bianco è l’elemento determinante della vittoria, poiché riesce ad accompagnare il proprio pedone sino alla promozione.

Perciò, tornando al diagramma n.1, se lo scacchista Gautschi avesse conosciuto questo studio non avrebbe concesso la patta al suo fortunato avversario.

Ed ecco la non tanto difficile strada vittoriosa.

61…Rd2 62.Ra3,a6

Anche subito 62…a5 vince, come si può vedere dalla variante appresso.

63.Rb2,a5 64.bxa5

Oppure 64.Ra3,Rxc3 65.bxa5,b4+ 66.Ra4,b3 -+

(ma non 64…axb4+ 65.Rxb4!,Rd3 66.Rxb5,Rxc3 67.a4,Rd4 68.a5,c3 69.a6,c2 70.a7,c1=D 71.a8=D,Db1+ 72.Ra6!)

64…b4 65.cxb4,c3+ e il Nero vince.

Concludendo, amici di SoloScacchi e dei finali, pare che nei finali di pedoni ci sia da divertirsi parecchio.

Io, che non lo sapevo, vedrò di recuperare a grandi passi il tempo perduto.

E allora, una volta che avrò finalmente vinto la mia guerra con la pigrizia, mi metterò a studiare tutto, ma proprio tutto, di Reti, di Grigoriev, di Lolli, di Neustadt, di Tattersall, di Ponziani, di Salvioli, di Carrera, di Bianchetti, di Porreca, di Berger, di Bahr, di Kling, di Cheron, di Dedrle, di Weeninck, di Horwitz, di Tattersall, di Walker, di Behting e, ovviamente, di Paoli.

Aiutatemi ad aggiungere chi ho dimenticato … forse Kubbel, Rinck, Troickij? Di più?

E poi scordatevi, eh, che nelle prossime occasioni io sia così generoso come è stato il povero Gautschi…

Sempre che io sia capace di sopravvivere ai vostri complicati medio-giochi, alle vostre ipermoderne aperture e, ovvio, alla vostra invidiabile… abilità di eseguire la prima mossa contestualmente all’avvio dell’orologio!

avatar Scritto da: Marramaquís (Qui gli altri suoi articoli)


11 Commenti a L’arte dell’analisi

  1. avatar
    Santiago 6 Maggio 2012 at 08:44

    Proprio bello… anche Salvador Dalí ne sarebbe stato soddisfatto! 😉

  2. avatar
    Fabio Lotti 6 Maggio 2012 at 09:46

    Mi è piaciuto l’articolo ma, soprattutto, l’aggettivo “eccellente”… 🙂

  3. avatar
    Jas Fasola 6 Maggio 2012 at 10:00

    Caro Marramaquis, mi puoi spiegare come fa il Nero a vincere dopo 62. … a5 63. bxa5 Rxc3 64. a6 b4+ 65. Ra4 b3 66. axb3 cxb3 67. a7 b2 68. a8=D ❓ Sono proprio curioso, cosi’ come sarei curioso di sapere di quale redazione si trattava…

    • avatar
      Marramaquis 6 Maggio 2012 at 11:08

      Ciao, Jas. La redazione era quella del bimestrale “Zeitnot”.
      Ne avevo già accennato in alcuni articoli dello scorso anno, mi pare “Minimi percorsi occlusi” e “Ad Alvise Zichichi”.
      Ma hai fatto bene a ricordarmi la omessa citazione.
      Per quella variante non dubitare che mi ricorderò di chiedere lumi a Paoli (sua è la nota), quando avrò l’occasione di incontrarlo di nuovo.

      • avatar
        Jas Fasola 6 Maggio 2012 at 12:45

        Spero il piu’ tardi possibile 😉 non e’ cosi’ importante 😆

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      Vincent 8 Maggio 2012 at 00:04

      Complimenti, hai demolito un’analisi del grande Paoli, esimio studioso di finali. Innocentissima curiosità: hai fatto tutto da solo oppure hai utilizzato qualche motore e, se sì, quale?

      • avatar
        Jas Fasola 8 Maggio 2012 at 08:57

        Ho usato un motorino :mrgreen: che mi ha avvertito che c’era qualcosa di strano e un motore per il controllo (per una variantina cosi’ qualsiasi cosa andava bene).

  4. avatar
    Mongo 6 Maggio 2012 at 12:56

    Gran bel pezzo, complimenti caro Marramaquis.
    I testi del Paoli sono pietre fondamentali del mio sapere scacchistico, ma anch’io pur non essendo un toro preferisco l’arte della pigrizia!!
    A quando l’elogio relativo!!

    • avatar
      Marramaquis 6 Maggio 2012 at 15:22

      Eccellente Lotti, mi pare che Mongo abbia lanciato la palla nel tuo campo. Ora aspettiamo, ansiosamente pigri, il prossimo “Elogio della pigrizia”.

  5. avatar
    omero 6 Maggio 2012 at 15:09

    Mein lieber Marramaquis!
    Wunderschoen! Capablanca wàre dir dankbar,da er in seinen”letzte
    Schachlektionen” genau das meinte. Habe keine Angst, komm wieder zu
    kaempfen!

    • avatar
      marramaquis 6 Maggio 2012 at 15:32

      Vielen Dank, mein alter Freund Omero!

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