Leo Battesti e l’elitarismo

Scritto da:  | 10 Marzo 2013 | 107 Commenti | Categoria: Cultura e dintorni, Zibaldone

E’ davvero l’elitarismo il maggior ostacolo d’oggi alla diffusione degli scacchi? Le gratificazioni scacchistiche.

Elitarismo

Credo si debba essere grati al vice-presidente della Federazione Francese, il popolare ed estroverso uomo politico corso Leo Battesti, per avere sollevato, in alcuni articoli apparsi nel 2010 su “Chessbase” (cfr. qui),un problema importante che stranamente sembra del tutto ignorato, sia dagli “addetti ai lavori” (dirigenti, organizzatori, istruttori, giornalisti, ecc.), che dagli stessi scacchisti, ed è quello dell’elitarismo negli scacchi.

Leo Battesti 1Elitarismo significa – secondo Battesti – che le politiche di diffusione degli scacchi, soprattutto negli ultimi 2 decenni, hanno sempre più privilegiato il VERTICE della piramide scacchistica, cioè il ristretto gruppo di super GM che si contendono i primi 10-15 posti della graduatoria, e al più i GM, trascurando quasi completamente la base, cioè la massa degli scacchisti di medio-basso livello. Ma ciò è miope e rovinoso, perché dimenticare la base significa, presto o tardi, far crollare anche il vertice, nessuno sport può reggersi solo su una ristretta élite di praticanti.

E ancora, secondo Battesti, vi sarebbe una prova evidente delle politiche ultra-elitarie della FIDE e delle varie federazioni, nel fatto che la gran maggioranza dei giocatori che possiedono l’Elo FIDE hanno tutti un rating vicino o superiore ai 2000 punti, quindi molto più alto di quello di un “normale” dilettante che giochi solo per passatempo, ogni tanto al circolo. A riprova di ciò Battesti indica la Cina, che pur avendo oltre 1,3 miliardi di abitanti, ha pochissimi giocatori con Elo FIDE.

Queste ultime affermazioni sono state peraltro contestate da non pochi, osservando che l’Elo FIDE, in ogni Paese, dipende anche dalle scelte degli organizzatori dei tornei (l’omologazione FIDE costa di più), quindi non sarebbe affatto indicativo del livello di diffusione degli scacchi all’interno di ciascuna nazione.

Leo Battesti 2

Sia quel che sia, credo che a Battesti vada riconosciuto il merito di avere sollevato un problema: gli scacchi sono davvero diventati troppo “elitari”? E questo elitarismo sta realmente ostacolando la diffusione agonistica del gioco, o peggio ancora sta allontanando dai tornei chi ha iniziato a praticarli?

Credo che il problema sia molto complesso, e come tale occorra un’analisi attenta.

Come cercherò di dimostrare, l’elitarismo fa parte un po’ di tutti gli sport, ed entro certi limiti può essere utile. Come vedremo, poi, in taluni periodi (anni ’70) l’elitarismo è stato utilissimo per diffondere gli scacchi. Purtroppo oggi – con l’avvento dei computers, e dalla fine degli anni ‘90 – Battesti ha ragione, e l’elitarismo è forse una delle peggiori (se non la peggiore) minaccia alla crescita del ns. sport.

1. L’elitarismo nella storia degli scacchi (confronto con altri sport).

In via preliminare, va detto che sicuramente gli scacchi hanno sempre avuto un contenuto molto più elitario di altri sport. La ragione è semplice: per giocare bene a scacchi occorre dedicarvi molto tempo e studio, e ciò in passato – e non solo – era possibile solo a ristrette categorie di persone. Partendo dal 1500, da Ruy Lopez, si capisce bene che a quell’epoca solo nobili, clero, possidenti, ecc., potevano permettersi di dedicare lunghe ore a studiare gli scacchi. Le cose non cambiarono nei secoli successivi, nel ‘700 gli scacchi erano un gioco di intellettuali (e quindi di alto borghesi privilegiati), e anche nell’’800 chi li praticava ad alto livello erano soprattutto possidenti, intellettuali, nobili, insomma la classe dirigente.

L’eccezione vi fu solo a partire dagli anni ’20 del secolo scorso, quando gli scacchi, all’Est, divennero un gioco popolare in quanto promossi dallo stato sovietico come mezzo di istruzione intellettuale, educazione e, non da ultimo, strumento di propaganda e orgoglio nazionale contro i paesi “capitalisti” occidentali.

Nonostante l’evidente – e deprecabile – strumentalizzazione politica, va comunque riconosciuto che il programma di propaganda sovietico degli scacchi era davvero riuscito a diffonderli anche come mezzo popolare di divertimento familiare, socializzazione, e crescita intellettuale.

Per cui accanto ad un una schiera senza uguali di GM, alla base della piramide vi era una pratica del gioco a tutti i livelli, anche nelle famiglie e come semplice passatempo e divertimento, tra milioni di persone, entro cui poi emergevano anche i pochi (relativamente) talenti ai massimi livelli.

Volendo fare un confronto con altri sport, è innegabile che ogni sport, per sua natura in quanto competizione, ha un contenuto “elitario”. Le tv diffondono immagini di partite di calcio, gare di atletica, corse ciclistiche, ecc., ai massimi livelli nazionali o mondiali, anche perché gli appassionati vogliono vedere il massimo livello del loro sport, anche se poi una parte degli spettatori è anche praticante, o tifosa, trovando gratificazione nel seguire negli stadi i propri beniamini, oppure nel praticare senza pretese il proprio sport, per puro divertimento.

Ma come vedremo, a differenza di altri sport (calcio, atletica, tennis, pallavolo, ecc.), purtroppo gli scacchi degli ultimi decenni hanno molto ridotto le gratificazioni ai loro praticanti.

Robert James Fischer

2. Gli anni ’70 e l’elitarismo del “dopo-Fischer”

Gli anni ’70 sono uno spartiacque, nella storia degli scacchi, perché si assiste, soprattutto in Occidente, ad una crescita travolgente di praticanti e appassionati, a seguito del “match del secolo” Fischer- Spassky, quale non si era mai vista prima in tutta la storia degli scacchi.

Eppure Bobby Fischer (di cui ricorre oggi il 70° della nascita) era il giocatore più “elitario” che ci fosse, come noto per lui contava solo l’essere Campione del mondo. Quindi come si spiega che milioni di persone si appassionarono agli scacchi seguendo le sue gesta, dal 1970 in poi, pur sapendo che mai avrebbero potuto emularne risultati?

La risposta è abbastanza semplice, e spiega perché negli anni ’70 l’elitarismo di Fischer era una sorta di potente “combustibile” alla diffusione del nostro gioco.

Prima di tutto Fischer richiamò l’interesse dei media, e da ciò quello di tutti quegli appassionati solo perché era un americano che sfidava la supremazia sovietica, e la sfida scacchistica era diventata una prestigiosa metafora della sfida politica, economica, ideologica, tra Occidente ed Est Europa, tra individualismo e pianificazione sovietica, tra capitalismo e socialismo/comunismo. Se Fischer fosse stato sudafricano o maltese, ad esempio, ben pochi si sarebbero interessati alla sua sfida a Spassky.

Tutti sapevano bene che solo un giocatore ultra-competitivo ed ultra-elitario come Bobby Fischer poteva da solo sperare di battere, come una sorta di romantico “cavaliere solitario”, la potente e collaudata macchina da guerra dei GM sovietici nel loro sport preferito.

E tuttavia l’elitarismo di Fischer era più che tollerato – anzi era ammirato – perché vi erano molti “temperamenti”, e molte gratificazioni che lo rendevano accettabile ai giocatori.

Primo tra tutti il sistema delle “categorie” agonistiche, che per un paio di decenni e più, ha funzionato, e ha gratificato molti praticanti.

Chi giocava nei tornei negli anni ’70 ricorda benissimo che anche una categoria modesta come 3N era considerata prestigiosa perché simboleggiava l’ingresso ufficiale tra i giocatori da torneo a livello nazionale, non essere più soltanto “un giocatore da circolo”.

Inoltre, non essendovi computers, ad ogni categoria si accompagnava un rispetto e una stima crescente come giocatori, che rappresentavano una gratificazione importante per molti.

Nei circoli, nei tornei, ecc., ci si rivolgeva all’amico di categoria nazionale per analizzare una partita, o per risolvere una disputa su chi stesse meglio in una determinata posizione.

Poi, col tempo, anche queste categorie si sono inflazionate, ma soprattutto hanno perso ogni contenuto di gratificazione, a causa dell’avvento dei computers, dalla fine degli anni ’90.

Prova ne sia che oggi perfino una pubblicazione che era considerata la “bibbia” dei giocatori da torneo: l’”Informatore scacchistico” jugoslavo, e in cui erano contenute le analisi dei più noti GM del mondo, sta chiudendo i battenti, perché perfino le analisi dei GM non interessano più: si prende Fritz, o Rebel, o altro software scacchistico, e qualsiasi principiante può avere dal computer la risposta migliore sull’analisi di una posizione complessa, in un tempo molto più rapido dei migliori giocatori umani.

Nella era del computer

3. L’elitarismo oggi, in piena era “computers” e le minori gratificazioni

Dalla fine degli anni ’90, simbolicamente con la sconfitta di Kasparov da parte del computer Deep Blue nel match del 1997, si è purtroppo assistito ad una svalutazione vieppiù crescente del gioco umano da parte dei computers, cui ha fatto riscontro una maldestra reazione, da parte degli addetti ai lavori e alla comunicazione scacchistica, su posizioni sempre più elitarie.

Ma ciò ha determinato, come intuibile, una perdita di interesse da parte di molti giocatori e appassionati, sia di livello medio-basso, che di livello più alto.

In sostanza, molti giocatori hanno compreso che si era “alzata l’asticella” delle gratificazioni scacchistiche.

Molti si sono chiesti: “E io cosa ci sto a fare? Se ormai anche il gioco dei GM viene passato al setaccio senza pietà dal computer, che senso ha lottare per ottenere titoli quali nazionale, maestro, ecc.?”

Mentre a metà e fine anni ’70 e in seguito anche un nazionale era rispettato, oggi non lo è quasi più nemmeno un GM.

E allora, dov’è oggi la “gratificazione” del partecipare a tornei di scacchi?

Non certo nei premi, perché – complice anche la crisi economica – anziché salire addirittura scendono, nonostante fossero già bassi in passato.

Ma il problema tocca anche i giocatori di più alto livello, se è vero, come afferma l’arbitro internazionale Gijssen, che alcuni GM hanno smesso di giocare, o ridotto drasticamente la partecipazione ai tornei, anche a fronte dell’invadenza dei computers ed al fenomeno del cheating informatico.

Infine, gli scacchisti hanno anche un altro problema, poiché – a differenza di altri sport – negli scacchi non esiste il tifo. Mentre i tifosi di calcio, basket, tennis, rugby, ciclismo, etc., trovano gratificante seguire direttamente, incitare, sostenere anche rumorosamente i loro beniamini, ciò non è evidentemente possibile nelle sale da torneo scacchistiche.

E allora come se ne esce?

Volpe al computer

4. Possibili soluzioni all’elitarismo e all’invadenza dei computers

Eppure non si deve credere – a mio avviso – che la situazione sia senza speranza e – come paventava lo scrittore Pontiggia – ci si avvii verso un futuro in cui gli scacchi saranno ridotti solo “allo schiacciare qualche tasto di un computer e all’accendersi di qualche lucina”, gli scacchi come solo arido calcolo.

Abbiamo un esempio importante di un altro sport della mente – la dama – che pur essendo stato “risolto” dal computer già negli anni ’60 (quando i computers erano oltre tutto assai meno potenti), non per questo ha perso praticanti, anzi solo in Italia la dama vanta ben 50.000 tesserati.

Questo è avvenuto perché la dama è sempre stata considerata un gioco rilassante, da famiglie, un vero passatempo senza drammi e senza elitarismo, giocabile da chiunque, a prescindere dalla forza e dal livello di gioco. Ciò ne ha favorito la diffusione capillare, come disciplina di massa, da cui poi emergono anche i maggiori talenti sportivi.

Senza alcuna pretesa di esaustività, proporrei le seguenti “politiche”, per combattere l’elitarismo negli scacchi, e contribuire a farne una disciplina sportiva di massa.

Una bella partita

a) Cambiare “l’immagine” del gioco

Basta con l’immagine dello scacchista solitario, asociale, monomaniaco, “pazzo”, che odia gli avversari, ecc., che alla lunga ha stancato e reso gli scacchisti strani e “sgradevoli” alla maggior parte delle persone. Diffondere invece un’immagine più rilassante e amichevole, puntando meno ai contenuti aggressivi e ultra-competitivi, e molto più a quelli estetici, educativi e formativi del gioco.

b) Rivalutare la figura dello “scacchista di medio livello” anziché dei soli “super-GM”

Negli anni ’70 anche un 2N era rispettato e a volte invidiato, perché era considerato un giocatore competente e di buone capacità. Non si vede perché non debba essere così anche oggi, se si pensa che alcuni libri di scacchi di ottimo successo, es.: “Scacchi matti. La mossa sbagliata al momento sbagliato”, oppure: “Scacchi. Storia, contro-storia…”, o anche “Gli scacchi per tutti.” furono scritti da giocatori che all’epoca erano 2N (Bagnoli, Cillo, Luppi). Non occorrono eccelse capacità di gioco per capire con una buona competenza gli scacchi, scriverne bene, e divertirsi giocando. Anzi! Un giocatore medio, di 2N ad esempio, può divertirsi molto di più di un professionista che deve giocare per i premi e per la classifica.

c) A chiunque, e a qualunque livello, è possibile giocare belle partite.

Un tempo c’erano molti più “premi di bellezza” nei tornei, oggi si è più cauti, temendo anche qui il cheating e le partite brillanti “pre-confezionate”. Tuttavia il principio generale dovrebbe essere che a scacchi è bello giocare a qualunque livello, perché a qualunque livello è possibile “risolvere” la partita con una mossa o combinazione geniale. Molte combinazioni brillanti nella storia degli scacchi sono state giocate da giocatori di secondo piano, che però si sono guadagnati un posto “immortale” nell’olimpo delle partite brillanti. Occorre insistere con questo concetto: a chiunque è possibile giocare belle partite, ed elaborare idee brillanti.

d) Anche i giocatori meno forti possono battere ogni tanto quelli con 500-600 etc. punti elo in più.

Anche se alla lunga l’elo è un indice che definisce la reale forza agonistica di un giocatore su un lungo arco di partite, come noto ciò non è affatto decisivo nella singola partita. Vi sono moltissimi esempi di giocatori partiti nettamente sfavoriti dal pronostico, che poi hanno clamorosamente battuto anche GM con 500 e più punti di loro, o che hanno pattato. E ciò è più facile oggi – rispetto a 20-30 anni fa – perché tutti hanno la possibilità di usufruire degli stessi sistemi di preparazione (database, computers, analisi on-line, etc.) Smettiamola di fare dell’elo e delle categorie un “mito” assoluto.

e) Vedere gli scacchi anche come mezzo culturale e di socialità

Ci sono giocatori che – come il GM russo Tiviakov – approfittano dei viaggi per i tornei cui partecipano, per coltivare altri hobbies.

Tiviakov ad esempio è rinomato per i bei servizi fotografici. Ad ogni torneo ne approfitta per scattare foto delle località che visita. Purtroppo non pochi giocatori (peraltro molto meno forti di Tiviakov!) riducono i viaggi dei tornei alla conoscenza del solo tragitto dalla loro camera d’albergo alla sala torneo, disinteressandosi totalmente del luogo in cui si svolge: musei, panorami, storia, attività sportive, gite, ecc.

Tra l’altro illudendosi che basti chiudersi in camera a studiare le partite degli avversari per avere maggiori possibilità di rimediare ad una precedente preparazione carente.

Scacchi per socializzare

Credo vada invece incentivata la cultura del torneo di scacchi quale occasione per viaggiare, e conoscere nuovi luoghi, culture, persone, ecc.

Ecco, queste sono solo alcune idee, per combattere la piaga dell’elitarismo sempre più accentuato negli scacchi, che sta allontanando la “massa” dei praticanti dai tornei, volendo concentrare troppo l’attenzione solo sui super-GM o su una ristretta élite di giocatori.

E ricordiamo che aumentare la diffusione degli scacchi, come gioco piacevole e “di massa”, non può che giovare anche e soprattutto ai più forti, e a quanti aspirano al professionismo, perché porterà inevitabilmente ad un aumento di premi, investimenti di sponsors, etc.

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107 Commenti a Leo Battesti e l’elitarismo

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    Zenone 10 Marzo 2013 at 08:50

    Pezzo davvero interessante, che mi induce ad un commento legato al fatto che non ho ben capito – senz’altro un mio limite – quali sarebbero le soluzioni al presunto carattere “élitario” del nostro gioco.
    L’interesse delle federazioni per i GM o comunque per i giocatori più forti è inevitabile. Succede in ogni federazione sportiva. E’ la presenza dei campioni che fa da traino alla base ed è l’unica vera pubblicità per ogni federazione. Anzi, bisogna “nutrire” i giovani più forti proprio per farli giungere a quella élite a cui mira ogni sportivo che decide di fare dell’agonismo, in ogni sport.
    Il problema di base del nostro gioco è che nasce come sport di scarsa attrattiva per il grande pubblico. Come giustamente ricordato dall’autore, gli scacchi non hanno tifosi che vanno in uno stadio e per le strade ad incitare i loro beniamini (per altro questo accade anche per altri sporti minori che però hanno migliaia di praticanti), ma grazie al così vituperato computer c’è la possibilità di seguire in diretta i più importanti tornei. Ma il problema più grande del nostro gioco è la difficoltà di impararlo, di capirlo, perché anche una 2N ha una propria competenza di gioco. Ho già affrontato questo tema su questo blog: se a mia figlia di 10 anni mostro (dal vivo o in TV) un biliardo con i birilli e due uomini che con la stecca che colpiscono una biglia e questa abbatte alcuni dei berilli, lei capisce che è successo qualcosa ed io, facilmente, le spiego cos’è accaduto; proviamo ora a mostrare non alla stessa bambina ma ad un adulto di normali capacità mentali una scacchiera con due persone impegnate in una partita, non solo io non sarò capace di spiegare nulla, ma forse quell’osservatore non riuscirà ad accorgersi nemmeno di quando quella partita terminerà. Sì, il nostro gioco per chi non conosce le regole a fondo è noioso ma si apre come una meravigliosa conchiglia per regalare la sua perla solo a chi decide di avvicinarsi. Scusate ma solo quella élite (questa volta sì) di migliaia e migliaia di persone che voglio imparare o approfondire.
    L’unica cosa da fare da parte delle federazioni è quindi il proselitismo, allargare la base tramite le scuole e insegnare le regole a più persone possibile. Questa è l’unica via e lo si deve fare con i giovani, iniziando prima con l’idea di un gioco divertente, antico ma forse l’unico con i piedi ben saldi nel futuro.
    Ecco l’ultimo punto: il computer.
    Il computer è il presente: Il fatto che esista ha permesso a più persone di avvicinarsi agli scacchi ed avere sottomano valutazioni, analisi, spiegazioni a cui prima non potevano accedere. E’ inutile entrare in valutazioni di carattere sociologico su quanto l’informatica e la rete, se usati correttamente, possono influire positiovamente sulla crescita di popoli e nazioni e possano essere utilizzati per ridurre le diversità e non acuirle.
    Non riesco ad essere pessimista, credo che debbano essere sfruttate tutte le possibilità che il futuro ci propone.
    Scusate la lunghezza.
    Grazie

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      Zenone 10 Marzo 2013 at 09:04

      Scusate, dimenticavo, per me la gratificazione per lo scacchista è il gioco stesso. Grazie

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        Giangiuseppe Pili 10 Marzo 2013 at 12:30

        Condivido appieno le osservazioni di Zenone.
        L’articolo, in generale, è molto interessante per quanto attiene alla problematizzazione, alla tematizzazione frontale di un problema importante. Mi sentirei di specificare alcuni punti:

        1) Il caso URSS è da considerarsi virtuoso a metà, perché non promuoveva gli scacchi a fini sociali, disinteressati (che mi sembra l’obbiettivo principale da perseguire) quanto si fondava su un preciso sistema di costi/benefici per chi partecipava. I campioni venivano incoraggiati a giocare per ragioni economiche e molti avevano percorsi agevolati di accesso a qualifiche di altro tipo (come le lauree…;). Sicché lo scopo era proprio l’inverso rispetto a quello di far diventare gli scacchi un “intrattenimento di famiglie”. Questo obbiettivo è stato raggiunto indirettamente, per l’attuazione di un progetto che provvedeva all’inverso. Cioè alla formazione di una elite di giocatori specializzati (questo tema era da me stato trattato ne 2001, Filosofia degli scacchi nel secondo capitolo). Dunque, il caso URSS è relativamente poco virtuoso, rispetto al disinteresse dello scopo finale.
        2) Secondo il mio modesto parere, l’avvento del computer ha determinato un aumento dei giocatori in modo impensabile e non avvicinabile a quanto accaduto per lo scontro Fischer-Spassky. Basti considerare che in un famoso sito di scacchi sono presentii 10.000 persone ad ogni ora del giorno. Supponendo che esse siano diverse, diciamo, ogni ora, si avrebbe che al giorno su quel sito sono presenti 240.000 persone. Di siti di scacchi sono presenti a decine, sia nazionali che internazionali. Se anche fossero solo cento e tutti i giocatori fossero diversi, si avrebbe una quantità di giocatori on-line al giorno pari a 2.400.000 persone! E queste non sono tutte le persone che giocano, essa è una stima al ribasso. Sicché, al massimo, quella che è diminuita è la quantità di persone che frequentano i circoli e non quelle che giocano a scacchi.
        2.1) Ciò è anche un riflesso della comodità del gioco on-line: essa è gratuita, non impegna, essa davvero costituisce un “passatempo libero”. Nei circoli si deve pagare almeno 120 euro all’anno e così via. Io sono un tesserato da quando ho 14 anni e ora ne ho 26 e non sono stato tesserato per solo un anno. Sicché posso dire che io preferisco frequentare un circolo, per delle ragioni sociali e solo per questo. Ma è inevitabile considerare i vantaggi intrinseci del gioco on-line. E questo per dire che io stesso preferisco il gioco “vivo”, ma che bisogna considerare tutti gli aspetti.
        3) Secondo me, l’introduzione delle categorie ha favorito in modo determinante l’innestarsi del processo elitario. Che, poi, appunto, sussistono due processi elitari, uno virtuoso e l’altro vizioso. L’approccio elitario virtuoso è quello che coinvolge molte persone per mezzo della elité guida. L’approccio elitario vizioso è quello spirito antidemocratico che è molto presente nei circoli, piaccia o no. Ed era molto peggio quando non esistevano i pc (io ho iniziato in presenza di assenza di una loro grande diffusione). All’epoca, infatti, era sconsigliabile contraddire l'”autorità” perché tu non ne sapevi niente e dovevi pacificamente stare a sentire. Allo stesso modo, quando non avevo categoria, ricordo bene che quando parlavo non venivo ascoltato LETTERALMENTE. E questo fu per me un’esperienza brutale. Non la dimenticherò mai. Come non dimenticherò mai che quando presi la terza categoria la cosa si sbloccò. Ma se mai l’avessi presa, che differenza faceva?
        3) Mi pare che dei punti programmatici soltanto (e) sia quello centrale. Il punto è, come ho sottolineato più e più volte, il rendere gli scacchi un gioco per socializzare, considerare la dignità dell’avversario, non avere come primo interesse quello di distruggerlo. Come avevo scritto in un capitolo del mio libro, il nostro scopo deve essere quello di favorire la DEMOCRATICITA’ (ma anche in democrazia esistono elite e non necessariamente sono tutte viziose…;), il pluralismo e accettare tutti i giocatori, forti o scarsi che siano, perché non ha importanza che essi siano forti o scarsi.

        Chiudo dicendo che quanto ho detto vuole essere una visione prospettica personale, non una critica individuale a quanto scritto nell’articolo che, secondo me, è veramente importante considerarlo, anche se non si è d’accordo in tutto, perché tocca alcuni punti veramente centrali. Come io stesso ho cercato di mostrare in altro loco. E questo, io credo, è quanto di meglio si possa chiedere ad un articolo.
        Complimenti!

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          Giangiuseppe Pili 10 Marzo 2013 at 12:33

          Aggiungo che l’articolo è anche intrinsecamente coraggioso. Il che lo rende ancora più importante.

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          Spirito Libero 10 Marzo 2013 at 16:26

          Gentilissimo Giangiuseppe, mi inchino davanti a cotanta cultura, con piacere, mi creda. Tuttavia torno a insistere sul “distinguo” sovietico. Per quel che mi consta conoscere vera è la burocratizzazione dello scacchismo nell’era Staliniana (pur da prendere con le pinze ma son illuminanti tanti passaggi tratti dall’autobiografia di Korchnoj), tuttavia l’incipit alla diffusione del gioco risale agli anni immediatamente successivi la grande Rivoluzione d’Ottobre, allorquando appunto i meriti del gioco erano visti in mera chiave intellettuale e (almeno io mi illudo di sperare) di miglioramento culturale della società.
          Forse, ad un’analisi più approfondita, più che figli dell’era Fischer, noi scacchisti appassionati, siam tutti nipoti dell’era bolscevica… 😉

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            alfredo 10 Marzo 2013 at 16:53

            ribadisco il mio grande aprezzamento sull’intervento di Giangiuseppe Pili ma su questo distinguo penso di conrdare anche sullla base di quanto appreso da un libro molto interessante letto anni fa , purtropo non tradotto in italiano
            andrew Soltis
            Soviet Chess 1917–1991, 1999, McFarland & Company,

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              Giangiuseppe Pili 11 Marzo 2013 at 15:49

              Ringrazio entrambi per la puntualizzazione. Ci rifletterò! Ho apprezzato anche gli altri commenti del buon Alfredo!

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                alfredo 11 Marzo 2013 at 16:23

                grazie giangiuseppe e a presto !

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    Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 10:24

    Articolo molto interessante. Apre così tanti fronti di discussione che penso seguiranno “fiumi di inchiostro”. Cercherò di “contenermi”.
    1) l’immagine che danno di noi i media generalisti è solo in parte per nostra responsabilità. Posso assicurare per esperienza diretta e di altri soggetti dell’ambiente che anche un eccellente ufficio stampa non riesce a conquistare spazio sui media comunicando “semplici buone notizie”. Per esempio il campione del mondo Anand è un personaggio molto positivo, ora perfino un tranquillo padre di famiglia, si lascia intervistare senza problemi in spagnolo e in inglese oltre che nella sua lingua madre, eppure tutti gli organizzatori del mondo sanno che è praticamente “invendibile” ai media. Stessa sorte tocca ai comunicati stampa sui campionati giovanili e scolastici, locali e nazionali, anche impostati nel modo migliore. Colpa nostra? Poi vedi che i media preferiscono tuffarsi su qualsiasi notizia bizzarra, vera o inventata, che ricalca e perciò ribadisce i più beceri luoghi comuni sugli scacchi e sugli scacchisti.
    2) davvero la dama ha 50 mila tesserati? Non ci credo! Per la cronaca la FSI ne aveva 15.343 nel 2012 con una crescita modesta rispetto ai 14.180 del 2009 e con un calo preoccupante delle tessere agonistiche da 5877 nel 2009 a 5415 nel 2012.
    3) come altre volte, a me piacerebbe sapere il nome vero dell’autore dell’articolo altrimenti mi sento come mancare la terra sotto i piedi. E’ utile sapere se chi scrive è un giocatore, un istruttore, un organizzatore o che altro… Chiedo scusa per l’invadenza e la sfacciataggine a questo riguardo.

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      Martin Eden 10 Marzo 2013 at 10:48

      Direttore, La ringrazio per l’intervento, in merito all’ultimo punto (che peraltro riprende alcune Sue perplessità già esternate riguardo l’opportunità di firmare in chiaro i propri interventi e contributi) ecco, molto brevemente, è facoltà di chiunque qui adoperare uno pseudonimo oppure il proprio vero nome, questo a tutela della massima libertà di espressione.
      Noi gestori del sito sappiamo peraltro o possiamo facilmente risalire sempre a chi abbia scritto cosa.
      Sono per noi i contenuti ad aver la massima importanza, indipendentemente da chi li proponga, tutto questo sempre nel completo rispetto delle norme del più civile dialogo, come in più occasioni ribadito e sottolineato.
      Non abbiamo un manifesto formale ma il nostro modesto proposito è solo quello di fornire uno spazio libero ed aperto a tutti coloro che desiderino proporre qualcosa di costruttivamente utile, e possibilmente culturalmente valido, nel nostro piccolo-grande mondo degli scacchi.
      Con simpatia e stima.
      Martin

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        fds 10 Marzo 2013 at 11:48

        Ciao Boss.
        A mio parere, e mi scuso fin d’ora della frase, non hai afferrato il senso del punto 3 di Roberto.
        Sul web è la regola l’anonimato. Piaccia o no è così e non cambierà.
        Però come anonimo un conto è presentare una poesia o un ricordo, altro conto è proporre argomenti di politica gestionale (in qualsiasi ambito).
        Rimanendo nelle generali, e si badi bene non mi riferisco a quest’articolo, quando si scrive una nota che vuole analizzare una situazione (qualsiasi) proponendo suggerimenti, consigli o strade da seguire, è doveroso sapere *chi* lo ha scritto.
        Il *chi* può a volte essere sostituito almeno dal *ruolo* che ricopre.
        Questo aiuta a capire se l’analisi presentata è genuina e disinteressata, oppure no.
        Se dietro un nick mi scaglio contro il cheating informatico negli scacchi, pubblicando sul web dotti articoli e interventi ben costruiti sui potenziali rischi che corrono gli scacchi, creando il panico tra gli spingilegno come me, ma pure tra i professionisti, vorresti sapere che per lavoro costruisco e vendo metal detector o rivelatori di campi elettromagnetici?
        Se scrivessi che il libro cartaceo è superato per mille motivi, cercando di dimostare uno a uno questi motivi con dotti, brillanti ripetuti e anonimi interventi sul web, vorresti sapere che produco e-book?

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          Martin Eden 10 Marzo 2013 at 12:00

          Ciao Franco, ti ringrazio, sì, in effetti la mia puntualizzazione era incompleta. Comprendo e condivido in toto quanto spieghi, ci mancherebbe…
          Lascio tuttavia all’autore dell’articolo la facoltà di rispondere a quanto Roberto Messa (lui sì, semmai, the Boss, su SoloScacchi siamo tutti allo stesso livello, non ci sono gerarchie) si domanda…
          Dai, aspettiamo allora che Punta Arenas, se crede, ci dica qualcosa a riguardo… 😉

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        Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 14:24

        Caro Martin, per prima cosa io mi firmo con il mio nome e cognome proprio per evitare che qualcuno mi dia del Lei… a quanto pare inutilmente! 😉
        Riguardo all’uso dei nick mi ri-scuso per l’invadenza e la sfacciataggine e non pretendo assolutamente che mi si dia retta, solo che io avrei almeno l’illusione di comprendere meglio il contenuto se sapessi chi lo ha scritto, non tanto per andare a caccia di conflitti di interesse o altre dietrologie.
        Grazie anche a chi ha pubblicato il diagramma, io pensavo che non si potesse all’interno dei commenti.

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    Spirito Libero 10 Marzo 2013 at 10:38

    Articolo originale, profondo e degno di approfondimento…

    Una riflessione giusto per iniziare: gli scacchi sono uno “sport” della mente, un’esercizio, per così dire, culturalmente elevato… secondo voi la classe dirigente, quella che bene o male detiene il potere, ha più interesse a promuovere ed investire in questo oppure a riempire di circenses gli stadi??

    Come si può allora ambire, non dico a competere, ma almeno a confrontarsi con gli altri sport di massa?

    Non mi sembra quindi un caso che sia stato proprio un paese quale l’Unione Sovietico, ove in fase embrionale il comunismo è stato davvero prossimo alla sua migliore espletazione reale, a promuovere la diffusione e la promozione di un gioco della mente… così è stato fatto per tanti altri ambiti della cultura e della scienza, dalla medicina al teatro, dalla musica alla matematica, poi è arrivato qualcun che ha strumentalizzato tutto questo e l’aspirazione al comunismo reale purtroppo è venuta meno…

    La mia è solo una possibile interpretazione in chiave socio-politica, opinabilissima per carità, e mi auguro che il dibattito a cui questo articolo stimolantissimo darà sicuramente il via, sia aperto e orizzontale come merita.

    Grazie all’autore.

    Spirito Libero

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    Jas Fasola 10 Marzo 2013 at 10:40

    All’articolo mancano i numeri (entrate e spese della FSI da bilancio). Senza questi che ne sappiamo se l’elitarismo c’è anche in Italia?

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      Andrea M. 10 Marzo 2013 at 11:11

      Giusto. Io per esempio sarei curioso di sapere se, e soprattutto quanto, la Federazione elargisce al nostro numero uno perché giochi con la nostra bandiera.

      Immagino che lo scacchista “medio” si sentirebbe forse più soddisfatto se sapesse invece che quella quota dei 42 euro annuali che costa la propria Tessera Agonistica fossero impiegati un po’ anche per lui piuttosto che arricchire ulteriormente un super-professionista.

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    Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 10:41

    A proposito di Leo Battesti e di elitarismo riporto brevemente una mia piccola esperienza di due mesi fa. Durante il torneo Tata Steel, all’indomani della partita Carlsen-Sokolov ho pubblicata sulla pagina Facebook di Torre & Cavallo la fotografia della posizione finale con questa didascalia: Test facile facile: perché nella posizione finale della Carlsen-Sokolov di Wijk aan Zee il Nero ha abbandonato anziché proseguire con 48… Dc6 che “difende tutto”?
    Sono seguiti vari commenti, di cui ne riporto due che ritengo “illuminanti”:
    1) “anche un nc lo avrebbe capito a prima vista”
    2) “risolto nel tempo di guardare la scacchiera”
    Ai quali ho risposto: “Ho letto che in Corsica, dove pare ci siano migliaia di tesserati e decine di tornei giovanili, chi ha creato e fatto crescere una simile realtà pubblica da anni sul quotidiano dell’isola una rubrica di scacchi in cui si propone la soluzione di un matto in una mossa. Vi sembra un approccio così demenziale? C’è da chiederselo perché vedo che in Italia abbiamo tanti ottimi blog e siti di scacchi ma in fin dei conti tutti si rivolgono a scacchisti esperti. Non sono quelli che abbiamo bisogno di conquistare…”
    Aggiungo che parlando l’anno scorso con un mio collaboratore estero, il GM Ian Rogers, questi mi diceva che a fronte di un’offerta smisurata di notizie e siti scacchistici nel web, secondo lui i lettori di questi siti erano in fin dei conti sempre già degli “scacchisti”, ovvero che anche lo strumento di comunicazione più aperto di cui disponiamo non riesce affatto a catturare “audience” al di fuori del nostro “ambiente”.
    Tornando alla posizione di abbandono della Carlsen-Sokolov e ai commentini di sufficienza di cui sopra, io sono convinto che un semplice appassionato non sia in grado di rispondere facilmente al quesito “Perché Sokolov ha abbandonato” e qui anche i regolamenti hanno la loro parte di responsabilità: dato che le partite vengono trasmesse in diretta, come si può pretendere che un novizio si diverta a guardarle se queste non arrivano fino allo scacco matto (o quasi)?

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      Ramon 10 Marzo 2013 at 11:03

      Giusto per beneficio di comprensione dei lettori questa la posizione della Carlsen-Sokolov a cui si riferisce il Direttore Messa. Il Bianco ha appena giocato 48.Dc8 ed il Nero ha fermato l’orologio…

      Carlsen-Sokolov, Wijk aan Zee 2013

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        Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 19:25

        La soluzione del test “facile facile” – dopo 48…Dc6 “che difende tutto” – è 49. Ad7+! che è pur sempre un grazioso adescamento a cui segue un plateale “attacco doppio” di Cavallo propiziato dall’inchiodatura dell’Ad8. Questo solo per dire che il seguito, se Sokolov non avesse abbandonato, sarebbe stato ben più istruttivo e difficile da risolvere dei matti in una su cui ha fatto leva (ovviamente come piccolissimo tassello di un mosaico ben più vasto) Leo Battesti per la promozione degli scacchi in Corsica. Eppure, come dicevo, non pochi lo hanno accolto con una sufficienza che mi ha stupito (ed eravamo in Facebook, non al Circolo Centrale degli Scacchi di Mosca).

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          Mongo 11 Marzo 2013 at 11:47

          Nella prossima ‘palestra scacchistica’ ci sarà spazio per qualche ‘matto’ in uno.

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            Roberto Messa 11 Marzo 2013 at 18:06

            Bravo! E se qualcuno commenterà: “Pfui, l’ho risolto in un nanosecondo”
            noi tutti gli risponderemo in coro: “hai risolto il quesito, ma non l’hai capito!”

            P.S. per i più bravi puoi “osare” anche qualche matto in due 😉

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    Punta Arenas 10 Marzo 2013 at 11:57

    Rispondo rapidamente a Roberto Messa, fornendogli i dati precisi sulla dama:

    Nel 2010 la FID aveva 51.022 tesserati (la FSI 14.122), come da tav. 3, a p. 17 del documento del CONI sul riepilogo delle Discipline Associate
    http://www.coni.it/images/documenti/Rapporto_FSN_DSA_2010.pdf

    Nel 2012 i tesserati alla federazione della dama sono passati a 54.473, come da documento allegato, a p. 9 del grafico (c’è la barretta arancione col numero).

    http://www.federdama.it/cms/attachments/582_Ricerca%20DSA.pdf

    Condivido pienamente quello che scrivi, soprattutto a proposito dello snobismo da te citato a proposito del problema con matto in una.

    E qui rispondo in breve (poi preferisco lasciare a voi le riflessioni) anche a Zenone: forse c’è un malinteso…l’elitarismo negli scacchi non dipende dal fatto che non siano “spettacolari” (a parte il fatto che lo sono, per chi conosce le regole. Se uno non conosce le regole del biliardo come può capire se uno ha fatto un bel colpo, o no, dal solo movimento di stecche, birilli, palle?).

    Ho citato non a caso la dama, che ha 54.473 tesserati, ed è un gioco della mente come gli scacchi (e niente affatto “semplice”. Provare a battere qualche GM damista). Eppure la dama non si porta dietro l’atmosfera di “drammaticità”, pesantezza, asocialità, ostilità tra giocatori, ecc., che molti giocatori di scacchi hanno voluto a tutti i costi riversare nel gioco, nel corso dei decenni.

    La dama è associata ad un’immagine “leggera”, di passatempo per tutte le età, per famiglie, per scolaretti, molto più degli scacchi, e per questo molta più gente la gioca.

    Mi piacerebbe sentire anche il parere (se legge) di Bagnoli, uno dei pochi che ha provato -nei mitici anni ’70 – a infondere ironia, leggerezza, goliardia, divertimento, ecc., anche negli scacchi.

    Ah, un commento ulteriore a Messa: è vero quel che scrivi sul fatto che la stampa “profana” ci va a nozze, da troppo tempo, solo con le notizie negative sugli scacchi, da Fischer arrestato, ai cheating, ecc.

    Ma il punto è: noi scacchisti siamo davvero certi di non avere incoraggiato questo andazzo? Qual è l’insulto più comune che gli stessi scacchisti si rivolgono? Sei pazzo, i GM sono pazzi, gli scacchisti sono pazzi!!! E allora come si può pretendere che chi guarda gli scacchi dall’esterno ne abbia un’opinione positiva, se noi stessi NON ci stimiamo, e spesso divulghiamo l’immagine dello scacchista pazzo?
    Avete mai sentito parlare di damisti pazzi?

    Quanto al mio nome, Roberto, e quando l’hai saputo?
    Che mi diresti?
    Sei pazzo!!! 🙂

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      Jas Fasola 10 Marzo 2013 at 12:24

      L’onnipresente Adolivio Capece, che ha presieduto l’Assemblea Nazionale Dama lo scorso novembre, ne sa piu’ di noi su come faccia la Dama ad avere 50.000 associati e un terzo o quarto delle strutture degli scacchi (da link di Punta Arenas).

      http://www.federdama.it/cms/attachments/620_Verbale%20XXV%20Assemblea%20Nazionale%20Ordinaria.Roma.17.11.2012.pdf

      • avatar
        alfredo 10 Marzo 2013 at 14:52

        caro punta arenas
        chi conosce il nome del campione del mondo di dama ? quanti libri film , insomma quanta cultura è nata intorno al gioco della dama e quanta invece intorno al gioco degli scacchi ?
        guarda che non parto assolutamente da un preconcetto , ovvero la ” superiorità ” del gioco degli scacchi rispetto a qualsiasi altro gioco . non so giocare a dama ma so che ci sono stati ottimi scacchisti che sono stati al contempo ottimi damisti .
        non farei una questione di elite . gli scacchi sono un gioco molto democratico . nessuno puo’ impedire a uno di diventare campione del mondo . certo si creano poi , nel tempo, spontaneamente delle categorie , degli strati che negli scacchi possono andare da Carlsen Kramnik e Caruana a me, semplice ” voyeur” e “kibitzer”
        Ma questo vale per tutte le professioni del mondo .
        e gli scacchi oggi , grazie proprio al ” pazzo ” bobby fischer offrono la possibilià di fare un lavoro stimolante e creativo a molte persone .
        e non mi riferisco solo al gioco attivo
        il direttore Roberto Messa è un ottimo esempio di questo con la sua bellissima rivista e le iniziative collegate ( e Roberto sa, penso che sono scevro da ” servo encomio o da vile oltraggio” ).
        le elite servono per molte cose . ti racconto solo una piccola cosa . qualche mese fa c’è stato un servizio tv su Caruana . Il giorno dopo , nel posto in cui lavoro , 3 persone sono venute a chiedermi se insegnavo ai loro figli che avevano visto quel servizio e si erano ncuriositi , a giocare a scacchi .
        certo gli scacchi hanno un aspetto direi quasi “naturaliter” elitario . sono l’unico ” gioco ” ammesso in molte università ” elitarie” o a Princeton (che non è proprio una università ) .
        in quanto al diagramma proposto da Messa ricordo di averlo visto anch’io e subito mi parve che si prestasse a una infinità di osservazioni di tipo neuropsicologico (su cui non mi pare il caso di dilungarmi ) .
        Buona domenica a tutti

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      Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 19:44

      Non insisto oltre con la faccenda dei nick ma a domanda rispondo: se per esempio sapessi che sei un giocatore di bassa categoria nazionale (cioè uno della “base” di questa piramide maledettamente rovesciata) il tuo articolo sarebbe una preziosa testimonianza del punto di vista di un appassionato o agonista di circolo (attivo o inattivo?); se invece tu fossi un grande maestro ciò che scrivi lo leggerei come le riflessioni di uno che comunque ha vissuto e conosciuto “tutto” degli scacchi, in Italia e all’estero; e se per esempio tu fossi un consigliere federale potremmo sforzarci di elevare questi post domenicali per dare al dibattito un respiro tale che tu potresti trarne spunto per istanze concrete da portare nella stanza dei bottoni dello scacchismo italiano. In questo senso io credo che i contenuti non siano indipendenti dal soggetto che li scrive.
      Last but not least: se infine tu fossi uno che conosco più o meno bene, avrei il piacere di aggiungere un saluto personale o un richiamo a un ricordo comune… minimi rituali antichi, che ci posso fare?

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    alfredo 10 Marzo 2013 at 14:59

    comunque devo fare ancora i complimenti a tutti dall’autore dell’articolo , a zenone , al dottor Pili , al MI messa per la qualità del tutto .
    in particolare un saluto e un ringraziamento a Giangiuseppe Pili .
    anche il sito che mi aveva qualche tempo fa indicato mi ha tenuto buonissima compagnia in giorni di immobilità forzata .

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    Maurizio Mascheroni 10 Marzo 2013 at 15:23

    Con tutto il rispetto per la Dama, non hanno 50.000 tesserati.

    Quel numero esce da alcuni documenti del CONI, ma è “gonfiato” probabilmente dai numeri relativi all’attività giovanile e scolastica non “formale”, diciamo così, come tornei di propaganda all’interno delle scuole, attività per i GSS, tornei promozionali gratuiti e quant’altro.

    La Dama ha 101 circoli, che vorrebbe dire che ogni circolo avrebbe una media di 500 soci, che è una cosa anche “fisicamente” impossibile. Solo tre regioni (Lombardia, Veneto e Sicilia) hanno più di 10 circoli, e quindi possono avere un comitato regionale; tutte le altre hanno solo il delegato regionale (da noi il rapporto è al contrario, in maggioranza abbiamo i comitati).
    I tornei di Dama in programma da qui a fine maggio sono 16, da noi sono 65.
    I giocatori di Dama in possesso del loro punteggio “Elo” sono 766, i nostri sono 20.000.

    Questo non certo per sminuire la Dama, ma solo per riportare le attività di Dama e Scacchi ai loro giusti numeri; poi è chiaro che “quasi-tutti” sanno giocare a Dama, perchè ce lo hanno insegnato da piccoli, mentre a scacchi sanno giocare “meno-di-quasi-tutti”.
    Questo però non vuol dire che l’attività vera di una federazione sia maggiore dell’altra, anzi, in questo specifico caso è proprio vero il contrario.

    maskeret

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      Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 19:15

      Per fortuna Maurizio hai rimesso le cose a posto, perché quel 50mila stava quasi per incrinare la mia convinzione che gli scacchi abbiano oggettivamente una “rilevanza”, una organizzazione (e federazione), un numero di praticanti e una visibilità molto superiori alla dama. Detto questo senza complessi di superiorità, ma solo perché mi sembra di un’evidenza solare.

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    alfredo 10 Marzo 2013 at 15:40

    comunque sappiamo tutti che Adolivio è un ottimo ” public relation man ” e se la dama vuole farsi ” conoscere ” di piu’ lui puo’ essere la persona giusta .

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    Punta Arenas 10 Marzo 2013 at 19:35

    @Mascheroni

    Non è affatto detto che un tesserato di dama frequenti un circolo, così come moltissimi tesserati di scacchi (io per primo quando lo ero) NON frequentano MAI i circoli, quindi un circolo può benissimo avere anche 500 tesserati.

    Quanto ai numeri “gonfiati” ci sarebbe molto da dire sui circa 3-4000 ragazzini under 10, che la FSI da alcuni anni fa tesserare nelle scuole, tanto per fare numero nei tornei scolastici, e senza i quali la FSI manco raggiungerebbe i 10.000, e che poi in gran parte mollano.
    Ma evidentemente a voi va bene così, per voi l’importante è che su 1000 ragazzini, che al 99,9% mollano, poi vengano fuori i vari Brunello, Codenotti, Vocaturo, Stella , ecc., anche se per avere quei pochi, il 99,99% molla e non lo vedi più.

    E poi le tue stesse parole dimostrano l’elitarismo tuo e di tanti scacchisti italiani: “quasi tutti sanno giocare a dama…mentre a scacchi sanno giocare meno di quasi tutti” 🙂

    E ti sembra un motivo di vanto????

    E che argomento è???

    Semmai uno si vanta se il proprio sport è giocato da tanti, non da pochi.

    Se quasi tutti sanno giocare a dama, evidentemente a quasi tutti è stato insegnato, e ad alcuni piace al punto che si tesserano e fanno tornei (54.473, numero vero, non gonfiato).

    Quindi non nascondiamoci dietro un dito, l’elitarismo negli scacchi di oggi è tragico, e le tue parole lo dimostrano ulteriormente.

    Ho fatto poi l’esempio della vecchia URSS, non certo per motivi politici (preferirei tenere la politica al di fuori da queste discussioni), ma perchè i numeri dimostrano che nel passato, e non solo, in Russia gli scacchi erano uno sport POPOLARE, con circa 3 milioni di tesserati (su 100 milioni di abitanti negli anni ’60-’70), un numero ENORME, sarebbe come se in Italia (60 milioni) 1,8 milioni di persone fossero tesserate FSI.

    Quindi in passato 3 russi su 100 si tesseravano, e un numero ancora maggiore giocava senza pretese tra amici, in famiglia, ecc., e se lo facevano era perchè si divertivano a farlo.

    Ho conosciuto anche russi che non giocavano a scacchi, e non li amavano particolarmente, però TUTTI ne riconoscevano il carattere popolare, il fatto che la partitina in famiglia, o il puzzle, o il problemino sul giornale, erano abitudini comuni.

    Mi pare quindi sterile attaccare la dama, potrei citare anche il bridge, che pochi sanno giocare, e che pure arriva a circa 35.000 tesserati, malgrado richieda 4 giocatori.

    E potrei citare perfino la danza moderna, altra disciplina associata CONI, che fino a pochi anni fa arrivava a uno striminzito numero di 2-3000 tesserati. Poi è bastato che la tv propagandasse la danza e il ballo con trasmissioni popolari come “Ballando sotto le stelle”, e oggi arrivano a ben 100 mila tesserati!

    Quindi occorre il coraggio dell’autocritica, Mascheroni, e riconoscere che NON gli scacchi in sè (che sono bellissimi e che in certi momenti, vedi Russia, erano un gioco stra-popolare), ma è IL MODO elitario, spocchioso, ansiogeno, ostile, noioso, ultra-perfezionistico, frustrato, anti-popolare, ecc., con cui vengono divulgati oggi ad allontanare sempre più praticanti.

    Inoltre, siete indietro anche per un altro motivo.
    Oggi per fortuna molte donne e ragazze giocano bene a scacchi e ad alto livello nel mondo. (Fischer era nel medioevo, quando parlava di dare il cavallo di vantaggio alle donne).

    Ecco, le donne scacchiste stanno insegnando un nuovo modo di giocare a scacchi: non come una battaglia livorosa tra frustrati che si odiano, ma come la soluzione di un problema scientifico, matematico.

    Io osservavo diverse giocatrici russe over 2400, e mi colpiva la calma e la compostezza con cui giocavano, proprio come dovessero risolvere un problema di matematica.

    Anche questo modo di giocare, SANO ed EDUCATIVO, andrebbe propagandato, altro che elo e categorie, elo e categorie, oppure le farneticazioni di Korcnoi: “bisogna odiare l’avversario”!

    Korcnoi continuando ad odiare gli avversari ha fatto più cappelle in posizioni vinte di tutti i GM!!!

    Ma tu credi davvero che ad uno che inizia a giocare a scacchi, e mette piede in un circolo, o fa i primi tornei, importi sapere se Tizio ha fatto la norma da MI, o caio è diventato GM, o ha performato 2900, ecc.????

    Eppure la “comunicazione” scacchistica si riduce a quello: elo, categorie, norme, top-GM, stop!

    Mentre perfino il poker (che pure è uno sport diseducativo, pericoloso, legato all’azzardo, che personalmente non amo) si è dato un bel “restyling” e ha addirittura tv specializzate, noi scacchisti dobbiamo tornare al 1986, a Zichichi e Tatai, per ricordare l’ultima trasmissione della Rai dedicata agli scacchi, al match tra i due K a Londra e Leningrado (si chiamava ancora così!), sembra il paleolitico!

    Quindi, se a te piace la situazione attuale, prego, liberissimo di pensarla così, rispettabile opinione.

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      Roberto Messa 10 Marzo 2013 at 20:00

      Non voglio entrare in polemica ma il numero dei giocatori occasionali di scacchi oggi è di circa mezzo milione in Italia – sono quelli stimati che una volta ogni tanto giocano su siti tipo Scacchisti.it (eppure tanto vituperato da una centuria di scacchisti-informatici elitari). Sui numeri dei tesserati alla nostra Federazione e sulla crescita troppo lenta del nostro movimento ho già scritto altrove, ma riguardo alla diffusione giovanile nella mia provincia la dama ha sempre avuto una certa tradizione, eppure non mi consta che abbia nelle scuole elementari e medie una penetrazione neppure minima rispetto a quella che abbiamo creato in pochi anni con gli scacchi. Magari qui qualcuno può darci i numeri della dama giovanile a livello di GSS o di camp. under 16 per fare un paragone più calzante?
      Vorrei aggiungere che è normale e perfino giusto che l’insegnamento nelle scuole non persegua l’obiettivo di creare agonisti tesserati. La percentuale di 1 su 500 o uno su mille è del tutto fisiologica. Per esempio nelle scuole quasi tutti i bambini ormai sono condotti ai corsi di nuoto, ma quanti di loro poi si tesserano?

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      Maurizio Mascheroni 11 Marzo 2013 at 00:22

      per Punta Arenas

      Guarda che io ho portato solo dei numeri, non volevo dire che una federazione è meglio dell’altra o che …

      Detto questo:

      1) certo che ci potrebbero essere anche 500 soci per ogni circolo; però è un fatto che la dama non pubblica i nomi sul suo sito, e comunque, se permetti, è altamente improbabile. Avessi 50000 tesserati … la prima cosa che metterei in evidenza sul sito sarebbe la lista completa!

      2) la FSI non fa tesserare alcun ragazzino under 10, fa tesserare per i CGS *solo* se la scuola non fornisce copertura assicurativa nelle gare provinciali, eccetera. E non sono 4000, ma circa 1000.

      3) forse ti confondi con le carte scolastiche che sono gratuite, ma che NON entrano nel nostro computo dei circa 15000 tesserati

      4) certo che NON è un motivo di vanto che non-tutti-sanno-giocare-a-scachi, ma chi lo ha mai affermato che è un vanto!?

      5) 54473 numero vero? Dammi la lista completa e dimmi in che circolo sono tesserati! La FSI lo fa. Tu dammi la lista della dama!
      Io so soltanto che:
      – ci sono solo 101 circoli
      – 3 comitati regionali
      – solo 10 tornei al mese in tutta Italia
      – i circoli che hanno un sito web sono una decina e i più non sono aggiornati da tempo
      – i damisti che hanno fatto almeno un torneo nella loro vita sono solo 1216!
      – gli istruttori sono solo 231!
      – i damisti con punteggio internazionale sono solo 64! …

      questi sono numeri “poveri”, che non possono avere “dietro” la bellezza di 50000 tesserati.
      Io ti posso dare la lista completa di tutti i 15000 circa tesserati italiani (basta che vai sul sito e la scarichi, con tanto di circolo cui sono tesserati e tipo di tessera che hanno fatto). Tu dammi l’equivalente della dama (e il tipo di tessera con cui sono tesserati, che deve essere una tessera a pagamento) e io ti darò ragione.

      Infine, nel bilancio 2008 le entrate da tesseramento della dama sono state di 70.856 euro, che vorrebbe dire che ogni tesserato ha speso in media la folle cifra di 1,4 Euro (UNO virgola QUATTRO), con la tessera più bassa che costava 5 Euro (CINQUE). Eddai su!

      6) non ho mai detto che non c’è elitarismo!!. Ho solo postato dei numeri!!

      7) non ho attaccato la dama!! Ho solo postato dei numeri! E anche quelli del bridge sono sbagliati! Sono 27000 circa e sono anche
      loro in discesa. Ma sul bridge ci sarebbe un discorso molto lungo da fare, e non è questa la sede.

      8) e chi ha mai detto che gli scacchi sono propagandati bene! Ho postato dei
      numeri e basta!

      Non ho detto che mi piace questa situazione, e non ho nemmeno detto il contrario!

      Per favore, ho solo postato dei numeri! E basta! Non mettermi in bocca cose che non ho mai detto!
      Ma possibile che uno dica semplicemente che la dama non ha 50000 tesserati e sbadabam! diventa uno che odia la dama!
      Ma basta!

      In due parole: se voi discutere sui “numeri”, sono qua. Se vuoi discutere sulla “politica” damistica o scacchistica o sull'”elitarismo” di dama e/o scacchi non sono disponibile: sono venuto qua solo per “mettere a posto” dei numeri che davano un’impressione falsa dei due movimenti.

      maskeret

  11. avatar
    alfredo 10 Marzo 2013 at 20:55

    caro punta arenas
    hai messo in campo tanti e importanti argomenti che è difficile dare una risposta articolata per cui mi limitero’ ad alcune riflessioni o meglio forse ” suggestioni ”
    tu hai letteralmente detto : “IL MODO elitario, spocchioso, ansiogeno, ostile, noioso, ultra-perfezionistico, frustrato, anti-popolare, ecc., con cui vengono divulgati oggi ad allontanare sempre più praticanti ”
    opinione personale e rispettabilissima .
    ma hai citato anche quella bella trasmissione che si teneva la domenica mattina alle 11 . Zichichi prendeva le parti di Karpov e tatai quelle di Kasparov
    ho avuto il piacere di conoscere abbastanza bene Zichichi . Sotto la sua presidenza fui medico federale e quando mori’ l’amico Capece mi chiese di scriverne il ricordo per l ‘ IS .
    ti sembra che quel modo di divulgare gli scacchi che fu fatto nel 1986 sia diverso dal modo in cui si tenta di parlare di scacchi su molti siti , come ad esempio questo in cui tutto sommato si puo’ discutere anche animatamente ma sempre , o quasi , nei limiti della correttezza e del rispetto .
    se poi ci sono siti che lo fanno in quella maniera non lo so . semplicemente non li frequento .
    pur avendo giocato pochissimo in maniera attiva sono sempre stato appassionato a questo gioco , come lo sono di altre cose .
    ma proprio frequentando gli scacchi ho avuto modo di conoscere alcune delle persone migliori che abbia mai conosciuto . persone che sono gli amici di una vita ( e che giocano magari a livelli piuttosto elevati )
    come medico , diciamo abbastanza ” nel campo” , ti posso dire che i “disturbi” , le ” malattie” i comportamenti dei giocatori di scacchi sono del tutto sovrapponibili a quello della popolazione che non gioca a scacchi .
    tu citi Korcnoy . ho letto anch’io la sua biografia e non mi stupisco delle inimicizie e delle miserie che lui dipinge , forse con un eccesso di acredine ( ricordo ad esempio un giudizio durissimo su Geller …su Karpov beh lo sappiamo tutti )
    perchè non citare ad esempio invece gli esempi positivi di autentici artisti e signori . ti potrei fare i nomi di Tal, Spassky , Smyslov e tanti altri . dai livelli di super – elite come questi ai livelli piu’ bassi .
    gli scacchisti sono uomini come tutti gli altri che fanno una cosa un po’ particolare . una cosa che ci affascina tanto perchè mescola scienza , arte , sport , psicologia , e tante altre cose .
    non mi dilungo ma ti lascio solo con un ricordo personale .
    mi trovavo in olanda nel 1989 ( o era il 90 ? ) quando in Malaysia vi fu il match valido per il mondiale Karpov – Timman
    Non c’era internet allora e mi ricordo la corsa ai giornali , appena le edicole venivano aperte , e le scacchiere che subito dopo comparivano nei tavolini dei bar per riprodurre le partite . un po’ quello che successe qua in italia nel 72 .
    e mi ricordo l’ammirazione che tutti avevano per Timman , un altro giocatore che penso abbia dato una immagine positiva degli scacchi ( come in Italia il nostro Michele Godena) . Una volta feci notare che in quel momento ( o qualche anno prima) il campione del mondo di dama era olandese . La cosa non interessava a nessuno .Mentre gli scacchi appasionava anche , come dire i ” laici ” .
    Ecco basta vedere il Maax Euwe center a Amsterdam per capire come gli scachi come gioco storia , anche orgoglio nazionale , possa essere valorizzato.
    una bella piazza intitolata a Euwe , una sccchiera gigante ( con i pezzi mai danneggiati o rubati) teatr di sfide anche di buonissimo livello . Un citofono che suoni ti apre una persona che ti accoglie e ti mostra lo studio ricostruito di Euwe e ti dà una brochure molto ben fatta del centro
    ecco gli scacchi possono essere anche questo .
    e se poi vi sono personaggi come Fischer ( che comunque era un modello di correttezza sulla scacchiera e la cui psicologia era assai complessa e non puo’ essere ricondotta al solo terminevago di “pazzia” ) o il terribile Viktor va benissimo .
    ma ti chiedo ancora una volta . e lo faccio guardando tutti i romanzi , alcuni nche bellissimi , scritti sugli scacchi e che ho riunito mettendoli vicini nlla mia libreria .
    quanta arte ( oltre a quella a loro intrinseca ) hanno prodotto gli scacchi : penso al cinema , alla letteratura , alla psicologia , alla logica , alla informatica .
    ognuno puo’ affrontare , praticare , dvulgare gli scacchi nel modo che piu’ gli aggrada e che in fondo non fa altro che riflettere la sua personalità, le sue ambizioni , ma anche le sue personalisimi frustrazioni, nebrosi e ossssioni .
    ma ti assicuro che al di là di alcuni casi particolari ( e uno lo ho citato ieri )gli scacchisti sono persone assolutamente normali e non vedo , francamente quegli aspetti che tu citi
    sei mai andato a vedere una partita di calcio di bambini di 8 anni dove i genitori a bordo campo si pestano a sangue per una rimessa laterale ?
    e con questo concludo
    ripeto . nesun intento apodittico . solo suggestioni . una sorta di ” stream of consciusness mosso solo da un quasi cinquantennale amore per questo meraviglioso ” gioco”
    con stima
    Alfredo Pasin

  12. avatar
    alfredo 10 Marzo 2013 at 21:05

    mi scusi per gli errori di battitura e la forma non sempre perfetta ma ripeto che era una sorta di ” stream of consciusness”
    poi ti assicuro che non c’è nessuna ” prevenzione” nei confronti della dama .
    uno dei giocatori che piu’ mi hanno affascinato il geniale tartaro Nehzemetinov ( scritto sbagliato ma penso che ci siamo capiti ) era un campione anche i dama e la sorella di Spassky , mi sembra , fu una giocatrice di dama ad altissimo livello
    ma per fortuna nostra Boris scelse gli scacchi 😉

  13. avatar
    alfredo 10 Marzo 2013 at 22:27

    8 3 2013

    È con grande piacere che si rende noto che il Presidente della WCDF Richard Beckwith, ha comunicato l’assegnazione dell’organizzazione del match per l’attribuzione del titolo mondiale di dama inglese all’Italia, accogliendo la proposta avanzata dalla FID, con il comitato organizzatore coordinato dall’ASD Dama Foggia, società presso cui milita il Campione Olimpico e sfidante al titolo mondiale, Michele Borghetti, al secondo – e speriamo decisivo – assalto al detentore, Alexander Moiseyev (americano di origine russa).

    questa notizia ha suscitato un pur minimo interesse nei mezzi di comunicazione ?
    Forse solo la rivista di Messa si è interessata a questo Borghetti . eppure avevo scritto che la federazione dama aveva un buon public relation man come il da noi tutti ben conosciuto Adolivio Capece .
    evidentemene al di là dei numeri il ” fascino ” e l’interesse mass -mediatico della dama non è minimamente comparabbile a quello degli scacchi .
    e se c’è questo interesse , sia pure a volte ” maldestro” e ” sensazionalistico” lo dobbiamo sicuramente a quei due signori che 41 anni fa si affrontarono su una scacchiera su quel pugnetto di lava chiamato Islanda
    Caruana a Zurigo ha sconfitto il campione del mondo in una partita singola . La notizia è stata ripresa da stampa e tv.
    se ci fosse un match mondiale ” carlsen – Caruana” non pensate che la stampa e la tv sarebbero interessate all’argomento ?
    io penso proprio di si’
    è un po’ come l’olanda durante il match karpov – Timman . Una intera nazione seguiva l’avventura di Timman che non aveva una possibilità su mille .
    il LORO campione del mondo di dama non se lo ” filava” nessuno …
    e forse c’è una spiegazione anche molto razionale a questo

  14. avatar
    paolo bagnoli 10 Marzo 2013 at 23:27

    Visto che sono stato “citato” (grazie per la “citazione”;) vorrei esprimere un parere del tutto personale che, probabilmente, verrà contestato da più parti. Chiedo scusa anticipatamente: ormai sono un vecchietto costretto a giocare, per motivi di salute e non solo, su Internet, ma qualche idea mi spunta ancora…
    Siamo ormai immersi in una società che mira (generalizzo) al successo rapido ed indolore: trasmissioni televisive destinate a creare personaggi con un bel faccino e che si arrangiano a cantare ce ne sono fin troppe, e se ne vedono i risultati. Nell’immaginario di un medio ventenne il successo come cantante, ballerino, musicista (per non parlare degli inascoltabili “tronisti”;) avviene tramite canali televisivi che, appunto, creano miti destinati a durare una stagione o due, per poi tramontare.
    Gli scacchi non danno tale possibilità: imparare il movimento dei pezzi, capire il senso di aperture e difese, affinare la propria tecnica sono faccende che richiedono impegno, tempo, applicazione, e questo non va, per la maggior parte dei giovani; meglio inseguire la possibilità di “comparire” (Grandefratello, amicidimariadefilippis, icsfactor, e pornotrasmissioni del genere ti fanno “comparire”;) e se il talento manca un posticino da qualche parte qualcuno te lo trova.
    Gli scacchi, invece, non ti fanno “comparire”: fermate una persona per la strada e chiedete: “Chi è Caruana?”. Quanti ti daranno la risposta giusta? Quasi nessuno, perché Caruana non “compare”, tranne per alcuni secondi di intervista una volta l’anno quando va bene ed essendo comunque guardato come uno strano tipo che si gingilla con strani pezzetti di legno.
    Il problema – scusatemi – non sta negli scacchi, ma nella società in cui viviamo.

  15. avatar
    quale e tale 11 Marzo 2013 at 07:44

    Non posso che trovarmi d’accordo con l’analisi proposta dal Signor Bagnoli: quanta saggezza ed equilibrio dietro le sue parole. Anche nei circoli un tempo si respirava un’atmosfera differente: c’era fermento, voglia di fare, convivialità… si aspettava tutto l’anno un torneo sociale per passare, chissà, da seconda a prima sociale.
    Ora i circolo praticamente non esistono più ma… in compenso abbiamo Facebook!
    Una volta una simultanea di un Maestro slavo era un evento da raccontar bugie alla moglie per non mancare, ora -mi dicono- basta andare su ICC per trovarne 50 di GM che giocano “bullet”… Dio, che tristezza… 🙁

  16. avatar
    Punta Arenas 11 Marzo 2013 at 10:41

    @Maskeret

    Per favore, calma e gesso, non alteriamoci 😉 . Ho solo commentato le tue parole.
    Tu stesso hai scritto che i numeri della dama sono “gonfiati”, e non è vero, perché la dama ha criteri di gioco, tesseramento, diffusione, molto diversi dagli scacchi. Inoltre i numeri sono certificati anche dal CONI, quindi non vedo perché tu li debba contestare.
    Cmq, il punto è che tu mi elenchi dei numeri che fanno riferimento all’agonismo: rating, tornei, istruttori, circoli, ecc.
    Ma non c’è solo l’agonismo, nella dama la maggior parte dei tesserati non fa tornei, e non ha rating, perché si DIVERTE a giocare alla buona. Questo sembra difficile da capire agli scacchisti italiani, che pensano solo (o quasi) ad elo e categorie, elo e categorie e tornei.
    Ecco perché i numeri non ti tornano: perché la dama non ha criteri di gioco e diffusione paragonabili agli scacchi.

    Ma lasciando da parte la dama, in Russia, che è ancora la nazione del mondo in cui gli scacchi sono + popolari, la stragrande maggioranza dei tesserati NON ha l’elo fide, e anche quelli che ce l’hanno fanno pochissimi tornei fide (a parte ovviamente IM e GM professionisti). In Russia la stragrande maggioranza dei tesserati gioca alla buona, tra amici, in famiglia, nei parchi, nei bar, nei circoli, ecc., senza orologio, né formulario, ecc.
    E questa è la vera BASE sana della piramide, che manca in Italia, dove lo scacchismo elitario ha trionfato, con le conseguenze che sappiamo.

    @Roberto Messa

    La diffusione della dama nelle scuole è enormemente superiore a quella degli scacchi, ti riporto un commento del 2008 sui giochi studenteschi

    https://perani.wordpress.com/tag/la-dama-nelle-scuole/

    “Un nuovo Record : sono 78 le squadre che si sono date appuntamento a Frascati per disputare la XX Finale Nazionale dei giochi studenteschi. La manifestazione “Progetto dama a Scuola” ha registrato un boom di adesioni durante l’anno scolastico appena concluso. Anche gli addetti ai lavori sono increduli per i risultati fin qui conseguiti , e diffondono la notizia con prudenza per non trarre conclusioni affrettate, ma I numeri di questi ultimo anni confermano che l’attività della dama a scuola è una bella realtà consolidata ed in continua crescita. Facendo un rapido riscontro dell’attività nazionale ci si rende immediatamente conto che il numero degli istituti in cui viene praticata l’attività damistica, supera le 180 unita , coinvolgendo oltre 50. 000 ragazzi, numeri importanti e che comunque risultano sottostimati poiché sono numerosi gli appassionati damisti che svolgono corsi e lezioni che, per svariate motivazioni, non vengono ufficializzati”

    Quindi, ben 180 istituti in cui sistematicamente si gioca a dama, ben 50.000 ragazzi coinvolti.
    Mi pare che i numeri parlino da soli.

    @Paolo Bagnoli

    Grazie per la risposta!
    Però mi pare che il discorso della società dello spettacolo che distoglie i giovani dalla pratica di discipline dove è richiesto studio, tempo, applicazione, ecc., come gli scacchi, non spieghi -se non in piccola parte – la poca diffusione degli scacchi.

    Tanto per fare un altro esempio di disciplina che richiede studio, tempo, applicazione, e non è spettacolare: la musica classica.
    In Francia (non ho i dati dell’Italia) c’è un conservatorio municipale per ogni comune sopra i 10.000 abitanti, tantissimi studiano la musica classica, anche se non è “spettacolare” come un concerto rock, o come la musica leggera.
    Insomma, qualsiasi disciplina riesce a trovare schiere di praticanti, se solo la diffondi bene.

    @ Alfredo
    Tu mi fai gli esempi (che ben conosciamo!) di scacchisti – anche di alto livello – che non erano affatto pazzi, o monomaniaci, od ostili, ecc.
    Non posso che essere d’accordo con te al 100%!
    E’ quel genere di scacchista che andrebbe posto come modello, così come andrebbero sottolineate le capacità e abilità di analisi e intuizione che gli scacchi aiutano a sviluppare in molti altri campi: matematica, fisica, economia, finanza, filosofia, musica, medicina, letteratura, strategia militare, tecniche investigative, ecc., ecc.

    Eppure se vedi, nel mondo scacchistico e nei media si è radicata l’immagine dello scacchista squilibrato, alla Alekhine o alla Fischer, uno che vive avulso e pensa solo agli scacchi, di chi è la colpa?

    E se tra noi scacchisti l’epiteto + comune è: “quello è matto!”, di chi è la colpa?
    Non sarebbe ora di fare tutti un po’ di sana autocritica, contro l’elitarismo? Io poi ho proposto di RIVALUTARE anche le categorie “inferiori”, come avveniva un tempo.
    E’ così “oscena” questa proposta? Perché non stimare anche un 2N, come giocatore che capisce già ad un buon livello gli scacchi?

    Lascio a voi le risposte…

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 11 Marzo 2013 at 11:24

      per Punta Arenas,

      va beh, se parliamo di attività “globale”, non solo di quella “istituzionale”, allora anche gli scacchisti non sono solo 15000, ma almeno dieci volte tanto!
      Il punto è che non hai elementi *certi* per confrontarli, mentre hai questi elementi certi per l’attività istituzionale.

      La certificazione del CONI è questa: loro prendono per buoni i dati che, ogni anno, le DSA inviano loro, su appositi moduli.
      In questi moduli, tra le altre cose, vanno indicati i *TESSERATI* divisi per provincia, e in tre tipologie diverse: agonisti, amatori e frequentatori. Ogni DSA decide cosa infilare in ogni tipologia. Per gli scacchi, si è deciso che negli agonisti vanno infilati dai CM in su, negli amatori da 1N in giù, nei frequentatori nessuno.
      Evidentemente nella dama hanno infilato in questa colonnina una serie di numeri, contando appunto quella tipologia di damisti che non fa pratica di tornei e quant’altro (come tu affermi) e che con tutta probabilità non è tesserata o usufruisce di pseudo-tessere gratuite (come le nostre carte scolastiche).

      Ma, dicevo, questa la devi escludere se vuoi paragonare i tesserati con i 15000 degli scacchi, oppure devi “gonfiare” i 15000 degli scacchi allo stesso modo.

      Mi sembra chiaro, o no!?

      Per quanto riguarda i numeri sulla finale dei GSS, hai citato dei dati del 2008: 78 squadre.
      Sempre nel 2008, per gli scacchi erano 159 (centocinquantanove!), e non fu nemmeno il record!
      Quindi:
      1) è vero che la dama nelle scuole è diffusa, ma …
      2) non è vero che “La diffusione della dama nelle scuole è enormemente superiore a quella degli scacchi”, come tu dici.

      maskeret

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      Roberto Messa 11 Marzo 2013 at 12:31

      Anch’io non voglio insistere in questa “guerra tra poveri” sui numeri di dama e scacchi ma – confortato anche dai dati portati da Maurizio – sono un po’ scettico. Per esempio poco fa ho trovato in rete la notizia che al 5° Campionato Italiano Femminile di dama italiana 2012: hanno partecipato 6 damiste… Per gli scacchi posso affermare con sicurezza che nella sola provincia di Brescia si svolgono ogni anno quasi 100 corsi nelle scuole (2 mila bambini) tenuti da istruttori FSI e che lo stesso avviene in molte altre province di tutte le regioni. Poi ci sono alcune centinaia di migliaia di persone che giocano per diletto in internet ma anche in famiglia, negli oratori, nei bar, fanno torneini e corsi così alla buona (non censiti).
      Giustamente hai messo l’accento sui nostri problemi di comunicazione e chiamato in causa la categoria dei giornalisti cui appartengo: sono d’accordissimo sul fatto che dobbiamo promuovere i modelli positivi, ma cosa ci possiamo fare se ai media interessano più i tipi strani che gli Anand o i Godena? Da parte mia non ho mai dato del pazzo a nessuno e ho svolto una buona parte della mia attività editoriale collaborando a opere di tipo divulgativo, come il manuale edito da Walt Disney (era il secolo scorso) e tre lunghe serie di collezionabili De Agostini (i corsi di scacchi per ragazzi abbinati a Dragon Ball, a Harry Potter e ai Looney Tunes). Questi corsi a dispense costavano alcune centinaia di euro l’uno (per 64 fascicoletti di 16 pagg. l’uno + la scacchiera a tema) eppure la De Agostini ne ha venduti centinaia di migliaia in Italia (milioni di copie nel mondo, visto che li hanno tradotti in tutte le lingue dove sono presenti). Con Torre & Cavallo vorrei tanto accedere a questo grande bacino di semplici dilettanti, ma la rivista ha tradizionalmente dei lettori esigenti e non si può tenere i piedi in due scarpe: in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006 ho fatto un esperimento pilota in alcune città (con fascicoli supplementari reclamizzati con locandine fuori dalle edicole) ma è stato un “bagno” doloroso. Ho capito che sono cose che funzionano solo se fai investimenti colossali: ricordate le centinaia di spot in TV per lanciare i corsi di Harry Potter oppure quelli delle varie serie di Kasparov (per i quali il consulente di De Agostini è stato Adolivio Capece)? Purtroppo credo che adesso De Agostini abbia tirato molto i remi in barca con i collezionabili, causa il costo delle serie complete (a fronte di consumatori che con la crisi hanno imparato a fare i conti…;) e lo spostamento del pubblico dalla carta al web. Anche per questo, piaccia o no, ora la promozione ci tocca farla in Facebook…

  17. avatar
    Jas Fasola 11 Marzo 2013 at 12:01

    Ho sorriso leggendo Punta Arenas accusare di “elitarismo” Maurizio Mascheroni, che si e’ fatto per decenni ( ❗ ) un mazzo grande come una casa ad organizzare
    tornei ovunque fosse possibile (spesso alle Feste dell’Unita’;), ha aperto un circolo di scacchi in un covo di comunisti 😆 , rifilando pure a me una tessera :mrgreen: , ha pure edito una rivistina che certo non leggeva l’elite etc.
    Maurizio, mi spiace, hai sbagliato tutto 😆

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 11 Marzo 2013 at 12:07

      Oh! Piano con definire “rivistina” L’Arcimatto! 🙂
      Era “elitarissima”, letta da 1200 abbonati, costava ben 5.000 lire l’anno: più elitaria di così!
      E mi ricordo anche delle serate in cui tu passavi ore ore ore ore chino sui libri di teoria delle aperture!

      maskeret

      • avatar
        alfredo 11 Marzo 2013 at 12:22

        e poi c’era uno mi ricordo che scriveva sull’arcimatto che faceva interessanti articoli di teoria delle aperture in cui si divertiva a confutare alcuni varianti proposte o ritenute ” buone” sille monografie dell’informatore scacchitico , magari curate da gente come korcnoy …
        ero tra i 1200 😀

        • avatar
          alfredo 11 Marzo 2013 at 13:02

          e il circolo non era certo nel ” qudrilatero della moda”
          anzi . Ricordo che dopo una certa ora si avev anche paura a girare da quelle parti . ricordo in tratto che dalla stazione Nord andava verso il circolo . qualche anno dopo proprio li’ venne aggredita e uccisa una ragazza . erano gli anni bui del terrorismo e proprio in quella via avvenne l’omicidio del gioiellere Torregiani e il ferimento del figlio.
          no , non era certo via montenapoleone
          ma c’era molto altro .

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        Roberto Messa 11 Marzo 2013 at 15:24

        1200 ? Chapeau!
        Ricordi per caso in quale anno ebbe il suo apice come diffusione?
        Anch’io ero abbonato. Come tutta l’élite dell’epoca… ça va sans dire!

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          Maurizio Mascheroni 11 Marzo 2013 at 15:32

          Credo che il periodo 79-81 sia stato quello di massima diffusione.
          1200 erano le copie che spedivo, in tutto il mondo. Una cinquantina erano degli scambi, io mandavo l’arcimatto e loro mi mandavano delle robe altamente bizzarre, come rivistine ciclostilate su aperture ultra irregolari che arrivavano da posti da fantascienza tipo Chattanooga nel Tennessee … 🙂

          maskeret

  18. avatar
    Mongo 11 Marzo 2013 at 12:26

    In occasione delle olimpiadi degli scacchi 2006, disputatesi a Torino, la RAI dedicò giornate intere alla trasmissione degli incontri commentati dal bravo Passerotti… Anche se a volte, ma ci stava, commentava partite invertendo il giocatore bianco con il giocatore nero o sbagliando scacchiera. 😉
    L’interesse dei media generata, sempre nel 2006, dall’allora giovanissima, ora credo neo-maggiorenne o quasi, Marina Brunello fu sensazionale: giornali, radio, TV (Quark in primis; Piero Angela, se ben ricordo, fece la prima mossa di Marina al debutto olimpico).
    Ora gli scacchi hanno Caruana e come già riportato in un mio precedente post, RAI Sport nel notiziario delle 20,00 annunciò che finalmente un italiano aveva battuto il campione del mondo di scacchi, l’indiano Anand.
    Invece per sapere qualche notizia di dama si deve leggerla su ‘SoloScacchi’.
    Da bambino ho prima imparato la dama e poi gli scacchi, come prima il rubamazzo e poi il poker ed è per questo che chiudo dicendo, forse qualcuno lo ha già scritto prima: tutti gli scacchisti sanno giocare a dama mentre non tutti i damisti sanno giocare a scacchi.

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      lordste 11 Marzo 2013 at 14:18

      “tutti gli scacchisti sanno giocare a dama mentre non tutti i damisti sanno giocare a scacchi”.

      Confermo e sottoscrivo. A tal proposito ricordo un episodio di qualche anno fa, in un liceo di Bergamo, in occasione della “setrtiamna di qutogestione” venne invitato un maestro di dama a tenere un mini corso con simultanea finale. IL risultato della simul? il maestro di dama venne orrendamente macellato da uno dei ragazzi, il quale da li a poco avrebbe trascinato la squadra di scacchi del liceo alla conquista del titolo nazionale, e lui stesso avrebbe vinto un titolo italiano under 18, un paio di scudetti a squadre e il titolo di maestro internazionale… non sapendo comunque giocare a dama :p

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        Jas Fasola 11 Marzo 2013 at 14:34

        Non capisco. Se la simultanea era di dama non si puo’ dire che il ragazzo non sapesse giocare a dama. Se era di scacchi perche’ invitare un maestro di dama?

  19. avatar
    lordste 11 Marzo 2013 at 15:08

    La simul era di dama, e il ragazzo aveva imparato a giocare seguendo il mini corso…

  20. avatar
    paolo bagnoli 11 Marzo 2013 at 15:24

    Non vorrei polemizzare (non mi piace farlo) ma qui si rischia di confondere causa ed effetto, come in alcuni casi tale strano miscuglio può verificarsi.
    La società è la causa, le trasmissioni da me citate sono l’effetto: l’audience è la sola imperante misura di tutto, ed il bel faccino di turno è il risultato.
    Giorni fa ho ascoltato un’intervista ad una ragazza che veniva definita “una perdente” dalle compagne di classe perchè la domenica andava, con la famiglia, a ripulire i boschi o ad aiutare quelli della Caritas.
    Questo è in sintesi, il concetto prevalente nella società d’oggi: sei “un perdente” o “un vincente”? La mia idea (da vecchietto quale sono) è che si può anche essere “un perdente”, ma che certe battaglie vanno comunque combattute per guardarsi allo specchio il giorno dopo, facendosi la barba (grigia).
    Non riesco, in conclusione, a capire la non velata polemica tra scacchi e dama. L’unico indice di parentela tra i due mondi è la scacchiera (perchè non “damiera”?), ma sarebbe come paragonare e confrontare il bridge ed il “beccaccino” ravennate, un tressette con la briscola (atout) designata dal giocatore che è “di mano”. In tale gioco la coppia che “difende” ha pochi mezzi a disposizione, mentre molto più sottili sono quelli riservati ai difensori nel bridge.
    Oddìo, sono andato troppo in là …..

    • avatar
      alfredo 11 Marzo 2013 at 18:21

      “Forse giovinezza
      è solo questo.
      perenne amare i sensi
      e mai pentirsi”

      Sandro Penna

      Caro Paolo in realtà mi sembri molto più giovane di molti ventenni che conosco.
      Anche se i tuoi interventi mi suscitano sempre molto rispetto , se non a volte soggezione.
      Sei un po’ il padre nobile e saggio di SoloScacchi.
      Almeno io ti vedo così.
      Ed i padri nobili e saggi servono a tutti.
      Ti ho scoperto con gioia con i tuoi ‘scacchi matti’ e ti ho ritrovato prima su fb e ora su questo sito
      e devo dire che leggerti rimane un autentico piacere.

    • avatar
      Zenone 11 Marzo 2013 at 19:24

      E’ vero, noi Matusalemme crediamo ancora che “perdenti” o “vincenti” non siano categorie per esseri sociali ma per arrivisti. Forse i secondi vanno più di moda, senz’altro più avanti (soprattutto economicamente), ma noi “perdenti” d’annata non abbiamo paura di ciò che gli altri pensano di noi (quanto educatamente salutiamo, scioccamente diamo una mano a chi ha bisogno oppure, incredibile, buttiamo la carta nel cestino o peggio lo insegnamo ai nostri figli, imperdonabile). Eppure, tornando in argomento, credo che si possa giocare a scacchi (io lo faccio) per puro piacere (al circolo con gli amici) ed anche divertirsi giocandosi in un torneo il proprio punteggio elo e sperando di vincere, sperando di diventare élite, pur senza supponenza (dipende sempre dall’atteggiamento e dalla Cultura personale).
      Grazie
      P.S.
      Il gioco del biliardo ha regole elementari, che possono essere facilmente spiegate anche ad una bambina di 10 anni. Il calcolo del punteggio è altrettanto elementare e può aiutare il bimbo a contare “a mente”. La difficoltà del biliardo è SOLO del giocatore, perché si tratta di tecnica allo stato puro e, quindi, richiede passione, studio, allenamento e sacrificio (come gli scacchi, che non hanno però la stessa spettacolarità, per evidenti motivi, verso il neofita che non riesce a comprendere, a tutta prima, cosa sta accadendo sulla scacchiera). Chi gioca a biliardo può anche apprezzare il colpo del giocatore (garuffa, striscio, sfaccio ecc.) perché conosce, a diversità di mia figlia, la difficoltà tecnica, appunto. E’ questo che intendevo nel mio intervento.

  21. avatar
    Fabio Lotti 11 Marzo 2013 at 19:27

    Non sono portato molto a discettare. Ora soprattutto che, con l’arrivo di un altro nipotino (femmina), c’è da fare più che pensare. Non so, sinceramente, se il gioco sia diventato più o meno “elitario” rispetto al passato. So di certo di avere insegnato gli scacchi per molti anni nella scuola media di Rosia e di avere organizzato proprio in quella sede numerosi campionati provinciali. Tanti ragazzi vispi che non vi dico concentrati sulle scacchiere ed era un piacere vederli almanaccare (silenziosi!) i loro piani di gioco. Le discussioni vanno benissimo, ancora meglio sostenerle nella pratica.

  22. avatar
    claudio evangelisti 11 Marzo 2013 at 20:00

    in premessa mi scuso per aver letto frettolosamente l’articolo e saltato i numerosissimi commenti comunque: FINALMENTE UN ARTICOLO INTERESSANTE e ben condivisibili i suggerimenti proposti per risolvere l’impasse della divulgazione.
    Un appunto, una migliore indicazione di chi intervista e di chi risponde, a chi devo attribuire tutte quelle interessanti parole?

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      Martin Eden 12 Marzo 2013 at 01:07

      Che si tratti di un articolo di ottima fattura è evidentemente fuori discussione eppure, se posso permettermi di difendere il contributo di tutti, sottolinearlo in maiuscolo con un “FINALMENTE UN ARTICOLO INTERESSANTE” suona quanto meno riduttivo o poco gentile nei confronti dell’impegno di tutti gli amici che quotidianamente si prodigano con entusiasmo e fattività per mantener vivo un sito come questo che si basa appunto sullo sforzo collettivo di tutti, nessuno escluso, ciascuno secondo le proprie attitudini e capacità. Grazie.

  23. avatar
    Marramaquis 12 Marzo 2013 at 07:52

    Martin, forse c’è una spiegazione alle parole “FINALMENTE UN ARTICOLO INTERESSANTE”. Forse il commentatore si riferiva, avendo magari letto solo quelle, alle mezze fesserie che scriviamo sempre te ed io.
    In tal caso non si potrebbe dargli torto.
    Peccato, però, che gli siano sfuggiti alcuni eccellenti lavori (e sottolineo eccellenti), e cito qui i primi nomi di autori che mi vengono in mente (l’ordine è del tutto casuale): quelli di Pollini, Pili, Montanari, Messa, Menato, Filologo, Bagnoli, ma anche quelli di Zenone, Tamerlano, Monti, Lotti, Berni, Dembo, Ottomano ecc…, scusandomi con tanti altri ugualmente bravi.
    A proposito, il mio auspicio è rileggere un giorno anche Cserica, che qui è assente dallo scorso agosto.
    E complimenti, Martin (e Ricky), per l’arrivo su SoloScacchi di Franco Trabattoni.
    In ogni modo l’articolo di Punta Arenas è stato davvero interessante.

  24. avatar
    Pour parler 12 Marzo 2013 at 21:17

    Forse non se ne è ancora parlato in questo interessante dibattito ma un altro “misuratore” importante di quanto sia elitaria la gestione del movimento scacchistico, secondo me, è proprio il punteggio Elo.
    Il sistema infatti anche matematicamente è poco “elastico” in quanto l’indice non riflette in maniera adeguata la misura che rappresenta. Mi riferisco al valore del K fissato a 15 per praticamente tutta la carriera dei giocatori con Elo inferiore a 2400.
    Ci sono degli approcci matematici ben più elastici (per esempio il Glicko), perché allora non adoperarli? Non dipenderà mica dal fatto che vanno “tutelati” i giocatori “arrivati”?? A discapito di tutti gli altri… voi che dite?

  25. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 08:01

    @Evangelisti

    Grazie per il gentile apprezzamento del mio articolo, ma sono costretto a spezzare non una, ma molte lance a favore degli altri articolisti.

    Qui di articoli interessanti ce ne sono molti (ed è per questo che ho deciso di postare), c’è solo l’imbarazzo della scelta.

    Poi, uno può preferire questo o quel tema, è normale, però davvero vorrei evidenziare questo blog come una delle rare “oasi” di comunicazione in cui – a dispetto del nome – si parla di tutto, e i contenuti sono davvero ottimi.

    Grazie ancora per l’elogio

  26. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 08:13

    @maskeret
    Mi spiace, ma i numeri vanno letti in modo completo. Lasciamo perdere il n° di squadre, quel che conta è il numero di GIOCATORI, non di squadre! Nella dama ai campionati studenteschi del 2008 c’erano ben 50.000 (cinquantamila!) ragazzi, mentre agli studenteschi scacchistici il numero più alto è stato di 1451 ragazzi, non c’è gara.
    Cmq. Vedo che hai/avete trascurato l’altro grande esempio che facevo, la RUSSIA, che dimostra ancora oggi che una diffusione capillare/popolare degli scacchi, come gioco per DIVERTIRSI, alla fine paga anche a livello agonistico.
    Ma visto che mi citi i numeri, ti do un’ulteriore dimostrazione, rigorosamente matematica, del:
    RISULTATO MEDIOCRE DI 40 ANNI DI PROSELITISMO SCACCHISTICO IN ITALIA
    Avrai grosse sorprese…
    Allora, partiamo dal 1973, e vediamo di quanto sono variati i tesserati della FSI in 40 anni, due generazioni in cui è successo di tutto: Fischer, Karpov, Kasparov, Carlsen, mondiale a Merano, Olimpiadi a Torino, trasmissioni tv, tornei giovanili, computers, Palladino, Mariotti, Zichichi, Pagnoncelli, ecc., ecc.
    Nel 1973 i tesserati erano circa 10.000, in pieno “boom” post-Fischer, e in un’epoca in cui però i tornei erano ancora pochi, niente week end, pochissimi festival e quasi solo in estate, ma c’erano già i tornei studenteschi (campionati delle scuole medie)
    Nel 2013 (oggi) i tesserati sono 15.000, tu dici, (in realtà sono meno, ma prendiamo pure 15.000).
    Per calcolare di quanto sono variati mediamente, anno per anno, usiamo questa formula:
    x = ( Vf/Vi ) ^1/t – 1
    dove x è il tasso di crescita media annuale, Vf è il valore finale da calcolare, Vi quello iniziale, e t è il numero di anni considerati.
    Quindi avremo:
    x = (15000/10000) ^1/40 – 1
    x = 1,5 ^ 0,025 – 1
    x = 1,01 – 1
    x = 0,01 = 1%
    E siccome l’ 1% composto di 10.000 varia tra 100/150 l’anno su un arco di 40 anni, alla fine io ti ho dimostrato che, in 40 anni, le politiche di diffusione degli scacchi in Italia, mediamente non sono mai riuscite a portare, più di 100/150 nuovi scacchisti “stabili” ogni anno, cioè pochissimo! E ciò nonostante già negli anni ’70 ci fossero campionati giovanili nelle scuole, e altre forme di propaganda.
    E su una popolazione di 50.000.000 di abitanti, in media in 40 anni (oggi siamo 60 milioni), sono solo i 2-3 milionesimi di tutta la popolazione, che ogni anno sono stati “attirati” dagli scacchi al punto di tesserarsi per la prima volta, continuando a farlo anche negli anni successivi.
    Se vuoi possiamo anche triplicare la cifra, per includere tutti gli scacchisti che in 40 anni si sono tesserati saltuariamente per periodi abbastanza lunghi, ma alla fine avrai sempre che per ogni milione di abitanti, solo 6-9 ogni anno, più o meno, si appassiona agli scacchi al punto da arrivare a tesserarsi e a fare tornei ogni tanto.
    E immancabilmente, se chiedi a tutti da chi hanno imparato a giocare, tutti indicheranno un familiare, o un amico.
    Quindi, puoi girarla come vuoi, ma tu stesso non puoi che riconoscere che in Italia (e non solo), i padri, fratelli, cugini, amici, ecc., insegnano ai loro familiari/amici a giocare a dama, carte, ecc., ma non certo a scacchi, se non in una bassissima %, mentre in Russia ogni famiglia – più o meno – tramanda ai figli gli scacchi.
    E’ la matematica che impietosamente dimostra il radicato carattere elitario degli scacchi in Italia!
    Infine, a parte la polemica sulla dama, o sui numeri dei tesserati, ma almeno vogliamo discutere su come rendere gli scacchi meno elitari?
    Io le proposte le ho fatte, ma sembra che – come al solito – l’atteggiamento sia quello di negare i problemi, e dire che va tutto bene.
    Anche Jas Fasola…forse non ci siamo capiti.
    Poco importa che Mascheroni (ed anche Messa) si dia(no) molto da fare (nessuno lo nega!) per propagandare il gioco, e si rivolga(no) a tanti, nessuno vuole sminuire i loro sforzi, che peraltro non sono solo di “propaganda”, ma di organizzazione, arbitraggio, giornalismo, ecc., e nessuno ha messo “sotto accusa” questo o quello.
    Allora dovrei essere il primo ad auto-accusarmi, perché in passato non credevo affatto fosse questo il problema.
    Il problema non è darsi da fare, il problema è: che messaggio trasmettiamo?
    Perché domani puoi anche avere un’ora al giorno di trasmissioni tv dedicate agli scacchi.
    Ma se il messaggio fosse: “giocate per diventare GM, o per ottenere la categoria alta, o l’elo alto, o per fare come Carlsen e Caruana, anziché GIOCATE PER DIVERTIRVI fregandovene di elo e categorie, poi alla fine degli scacchi se ne fregheranno tutti lo stesso.”
    DIVERTIRSI, DI-VER-TIR-SI.
    Ma vedo che evidentemente questo concetto è molto difficile da accettare…

    • avatar
      Jas Fasola 13 Marzo 2013 at 09:22

      Si puo’ sapere concretamente (quando, dove) che cosa la dama avrebbe fatto che gli scacchi non hanno fatto?

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        Jas Fasola 13 Marzo 2013 at 09:24

        possibilmente non sostenendo che la differenza sia il “come”, cioe’ che chi insegna gli scacchi ai bambini insegna a lottare e chi insegna a dama a divertirsi

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 09:58

      Per Punta Arenas,

      ascolta … guarda che il numero 1451 relativo agli scacchisti è il numero della *SOLA FINALE* dei GSS!

      Mentre il tuo 50.000 della Dama è il numero *COMPLESSIVO* di tutte le fasi!

      Il numero complessivo dei piccoli scacchisti che hanno fatto tutte le fasi supera di gran lunga i 50.000!!

      Non mi vorrai venire a dire che la DAMA ha fatto una *FINALE* (ripeto: F-I-N-A-L-E) dei GSS con 50.000 bambini?
      Cioè che la Dama ha fatto un *UNICO* torneo di 4 giorni con 50.000 bambini!?

      Ti rendi conto della *enormità* della cosa? Ti rendi conto dell’enorme *errore* che stai facendo?

      Se lo ha fatto, dammi i riferimenti!

      Ti rendi conto che prossimamente gli scacchi parteciperanno a una *MOSTRUOSA* manifestazione proprio in Corsica, proprio organizzata da Leo Battesti, e che in tale manifestazione, considerata una delle PIU’ GRANDI AL MONDO, i bambini saranno circa *solo* 3000 (tremila!).
      Tremila bambini sono una cifra ingestibile. Talmente ingestibile che dal 2015 la FIDE da deciso di dividere il mondiale giovanile (normalmente ci sono quasi 2000 bambini) in *due* tornei distinti (fino a 12 anni, e un altro da 14 a 18) proprio a causa delle lamentele degli organizzatori che non ce la fanno a gestire per tanti giorni tutti quei bambini?
      Il riferimento alla manifestazione è qui: http://www.corse-echecs.com/agenda/Ghjustra-Europea-di-i-giovani_ae197736.html

      E tu mi vuoi venire a dire che la Dama ha organizzato una finale con 50000 bambini?

      Se nella finale dama del 2008 c’erano 78 squadre … cos’è … ogni squadra aveva SEICENTOQUARANTUNO bambini??
      Certamente no, i bambini saranno stati 78×4 = 312 (lasciamo perdere eventuali riserve).
      Nella finale di scacchi del 2008 c’erano 159 squadre, e quindi 159×4 = 636 bambini (sempre lasciando perdere eventuali riserve).

      Fattene una ragione: quel “50000” esprime tutto il *MOVIMENTO* damistico, non i tesserati!

      Non ho dati certi per il *MOVIMENTO* scacchistico, ma ti posso assicurare che la sensazione che ho (considerando il
      movimento online, la vendita di enciclopedie, le stesse finali *regionali* dei CGS che raccolgono in alcune regioni
      oltre 500-600 bambini! cioè ci sono regioni che da sole fanno di più della *finale* di Dama del 2008, eccetera) che tale
      movimento è sicuramente superiore alle centomila unità.

      Ripeto: quel “50000” esprime tutto il *MOVIMENTO* damistico, non i tesserati!

      Punta Arenas … stai nocciolando numeri e formule a man bassa, ma ti prego, cerca di capire bene cosa significano 🙂

      Attendo con impazienza i riferimenti della *finale* GSS con 50000 bambini …

      maskeret

  27. avatar
    paolo bagnoli 13 Marzo 2013 at 08:25

    Una domanda, forse ingenua ma penso lecita: è anche un problema di quattrini a disposizione? Forse Maurizio (ciao!) potrebbe illuminarci in proposito.

    • avatar
      Jas Fasola 13 Marzo 2013 at 11:07

      Hai perfettamente ragione. Qualsiasi organizzatore (di torneo ma anche presidente di circolo) sarebbe ben lieto che “vada invece incentivata la cultura del torneo di scacchi quale occasione per viaggiare, e conoscere nuovi luoghi, culture, persone, ecc.” Ma tutto questo ha un costo.

  28. avatar
    fede 13 Marzo 2013 at 12:57

    salve a tutti,

    interessante argomento.

    Dal’evolversi dei commenti, contro commenti, smentite e varie mi pare di capire che la tesi sia: “vedi, gli scacchi sono elitari perché un gioco simile come la dama è molto più diffusa”.
    mmmm, non mi piace questa tesi e continuarla con le mie argomentazioni non è utile.
    Vorrei tornare sul tema centrale: la diffusione degli scacchi, quanto attivamente fa la federazione?
    Ecco, la mia risposta è che la federazione non aiuta alla diffusione degli scacchi quando la tessera agonistica costa una cifra, quando l’iscrizione dei circoli alla federazione costa una cifra, quando l’omologazione dei tornei, anche giovanili costa una cifra… ecc.
    Chiaro mi si risponde che la gestione costa, che la federazione costa e fa già tanto. Sono d’accordo ma vorrei vedere i numeri, quanta parte delle entrate della federazione torna alla diffusione del gioco?
    Non faccio polemica, ma sono un giocatore agonistico, vedo la vita del circolo e non ho la sensazione che la federazione sia dalla mia parte, che ci sia un ritorno per il circolo.
    Ho sempre in mente quel documento che lessi qualche anno fa circa l’acquisto di un appartamento a Milano e ancora non trovo come la cosa è andata a finire, in termini di numeri.
    Perché non trovo i numeri del bilancio federale? se qualcuno può aiutarmi lo ringrazio così capirò meglio.

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      Jas Fasola 13 Marzo 2013 at 13:11

      E’ quello che ho scritto anche io, senza i numeri (e relative voci)di cosa parliamo?
      Forse sul sito FSI i bilanci ci sono, ma io conosco solo il sito della Federazione polacca 😆

      • avatar
        fede 13 Marzo 2013 at 13:58

        io sul sito della FSI ho cercato a lungo senza trovare nulla, non escludo di essere uno scarso ricercatore.
        Da qualche parte mi è sembrato di intendere che i bilanci sono solo quadriennali, così fosse non so, non saprei.
        Attendo lumi da chi è più esperto di federazione.

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          Luca Monti 13 Marzo 2013 at 14:17

          Fede,visto che sei un tesserato FSI,potresti scrivere una mail alla Federscacchi e chiedere lì eventuali chiarimenti. Credo sia una strada percorribile;chi meglio dell’organismo competente potrebbe aiutarti?Ciao.

          • avatar
            Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 14:44

            Non serve, rispondo io qui al volo.
            Il bilancio non è in linea. Lo sarà (non so quando); ci sono nuove direttive CONI e quant’altro. Attendere prego 🙂
            Comunque il bilancio è annuale, non quadriennale, ed è approvato direttamente dal CONI (è per quello che le federazioni sportive non fanno più le assemblee annuali per approvare il bilancio, ma fanno solo quelle quadriennali per il rinnovo delle cariche).

            maskeret

  29. avatar
    Filologo 13 Marzo 2013 at 13:18

    Anch’io non mi lascio prendere dal dibattito scacchi/dama, e preferisco osservare un’altra cosa. E’ vero che la crescita del nostro movimento, innegabile, è una crescita ‘elitaria’, cioè volta all’imitazione, il più vicina possibile, delle competizioni scacchistiche di vertice. Ciò ha però alti costi in termini di ‘piacevolezza percepita’ del nostro gioco, perché quando a un genitore si prospetta un impegno fondato sull’acquisizione di un risultato, che in genere passa attraverso l’ingaggio di un coach, l’immagine che ne consegue è quella di un mondo fortemente competitivo, dove non c’è rispetto per il perdente, dagli alti costi e in ultima analisi molto stressante. Quando ho letto che ai recenti campionati mondiali giovanili in Slovenia famiglie di bambini non campioni italiani (e quindi di partecipazione libera e volontaria) portavano in trasferta l’allenatore personale del proprio figlio ho avuto la netta percezione che ci sia qualcosa di sbagliato nel modello che si prospetta ai genitori, che non favorirà mai una diffusione schiettamente popolare di un passatempo i cui benefici in termini d’istruzione e di educazione sarebbero cospicui e innegabili.

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      fede 13 Marzo 2013 at 14:15

      Concordo, più o meno.
      In tutti gli sport quando si fa agonismo esiste l’allenatore che segue la squadra o l’allievo. Quello è agonismo.

      Parliamo invece di dilettantismo, perché gli scacchi non hanno una adeguata diffusione dilettantistica?

      Dalla mia realtà di provincia posso fare confronti. Tutti gli sport di squadra hanno una cosa chiamata “partita settimanale” che genera un forte interesse e stimolo.
      Gli sport minori hanno le “dimostrazioni”, i “saggi” o gare mensili o simili.
      E gli scacchi? cosa offriamo ai nostri giovani adolescenti? tornei estemporanei, piccoli circuiti come i campionati giovanili. Abbastanza di successo per i grandi circoli…. deserti altrove.
      Come ovviare? è qui che io vorrei vedere l’interesse della federazione sponsorizzando eventi giovanili invece che chiedere il solito obolo, offrendo gadget federali o materiale scacchistico gratuito, offrendo corsi gratuiti per insegnanti, facendo girare i suoi rinomati istruttori/giocatori in attività divulgativa presso le scuole anziché lasciare questo all’iniziativa dei circoli, creando un sito dove trovare informazioni facili sul gioco, le regole, i tornei.
      Faccio un esempietto. Il circolo di Modena, da solo si da un gran da fare nelle scuole e… sorpresa, ha un sacco di seguito tra i giovani. Perchè la federazione non aiuta direttamente / indirettamente i circoli? O sbaglio, fa già molto che non so?

      • avatar
        fds 13 Marzo 2013 at 15:04

        Quando pensiamo alla federazione viene spontaneo pensare a quella centrale.
        Come ha suggerito Luca Monti, la si può tranquillamente contattare per qualsiasi cosa o richiesta.
        In realtà una federazione sportiva è una struttura piramidale a più strati, e la nostra non fa eccezione.
        Ancor prima di arrivare in cima tutti abbiamo la possibilità di rivolgerci allo strato più vicino, che è il comitato regionale (o provinciale ove esiste).
        Ai comitati regionali viene riconosciuto, per permettere lo svolgimento della loro attività istituzionale, una quota percentuale di quanto “prodotto” sul territorio in termini di tesseramento, affiliazione e omologazioni.
        Tra i compiti istituzionali dei comitati vi è quello di supportare i circoli nella loro attività, anche divulgativa.

        A questo punto è necessaria una precisazione doverosa.
        Elitario o meno, siamo un movimento piccolo nei numeri e nei mezzi, e non si può prescindere dall’attività di volontariato a qualsiasi livello, sia esso centrale sia esso locale. Dire o pensarla diversamente non porta da nessuna parte.

        Se, per esempio, si sta progettando un’attività da svolgersi sul territorio, casomai in collaborazione con il mondo della scuola, ci si può rivolgere al comitato regionale per ottenere varie credenziali e tutela. Penso alla necessaria documentazione che attesti il legame della federazione con il MIUR, con il CONI ecc. (tanto per sacrificare alla burocrazia), si può ottenere dal comitato una lista di Istruttori certificati e disponibili, a certe condizioni, a svolgere attività istruttiva, alla quale il comitato può dare, se il progetto è ritenuto valido, un appoggio economico.
        Altro esempio che riguarda il mondo della scuola e ciò che avviene in tantissime realtà locali quando si svolgono i CGS provinciali e regionali, che di fatto sono completamento a carico della FSI territoriale.

  30. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 13:46

    @Mascheroni

    lascia perdere se era la finale, o meno, l’articolo parla dei giochi studenteschi.
    Tu non hai argomenti.
    Stai qui ad attaccarti ai numeretti come vuoi tu, per non ammettere il fallimento del proselitismo scacchistico

    • avatar
      fede 13 Marzo 2013 at 14:20

      al prossimo torneo di scacchi a cui parteciperete sentirete dalle finestre provenire un grido solo dal popolo dei damisti: “arrendetevi, siete circondati!”

      scusa la spiritosaggine di basso livello… è il mio.

      Credo seriamente che Mascheroni porti argomenti validi.

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 14:45

      Punta Arenas,

      va beh, gli altri si saranno fatti un’idea della discussione …

      Io non discuto il fallimento del proselitismo scacchistico. Come ti ho già detto, quello lo hai detto tu e io non ho mai detto NIENTE al riguardo (nè pro nè contro).

      Sono intervenuto solo all’inizio per segnalare che la Dama non ha 50.000 tesserati, e tu mi hai subito accusato di elitarismo e quant’altro. Io volevo solo correggere un errore: la Dama non ha 50000 tesserati. Punto e basta.

      Adesso tu “sposti i paletti”: dici che quei 50.000 non sono i tesserati (ma questo lo avevi invece scritto ben chiaro nel testo dell’articolo, quindi o hai fatto un errore prima o lo stai facendo adesso) ma mi parli genericamente di giochi studenteschi.

      Bene, se la dama ha fatto 50000 presenze nei giochi studenteschi, gli scacchi ne hanno fatti di più.

      Non sono come dirtelo, ma non puoi dirmi “lascia perdere se era la finale o meno”. Come sarebbe a dire!?

      Se confronti due entità, le devi confrontare in modo omogeneo.
      Quindi devi confrontare i partecipanti alla finale di entrambe le entità.
      Oppure devi confrontare i partecipanti totali a tutte le fasi dei GSS di entrambe le entità.
      Oppure devi confrontare i partecipanti a tutto il movimento in genere di entrambe le entità.

      Devi confrontare numeri paragonabili.

      Quindi per favore cerca numeri confrontabili e confrontali.

      Altrimenti io potrei dirti che gli scacchi hanno 200.000 persone che giocano online, e 200000 è un numero superiore a 50000, ma direi una sciocchezza perchè sono numeri che si riferiscono ad attività diverse e quindi non posso confrontarli.
      Posso citare i 200000 (è un numero ipotetico, non farci veramente conto) scacchisti online se fossi sicuro che quello è il numero, ma potrei confrontarlo SOLO con il numero di damisti che giocano online, se lo conoscessi.

      Quindi, again, cerca numeri confrontabili e confrontali.

      Capisci quello che intendo? Le famose 78 squadre del 2008 io sono andato a confrontarle con le nostre 159 del 2008. Ho cercato il numero preciso (159 contro 78) dell’anno preciso (2008 contro 2008) del torneo uguale preciso (Finale GSS contro Finale GSS).
      Tutto uguale, tutto confrontabile.
      Se fossi stato un furbacchione avrei magari confrontato la Finale-Dama-2008-78 contro Finale-Scacchi-2011-286 che avrebbe ancora reso più impietoso il raffronto scacchi-dama (286 contro 78, non 159 contro 78). Ma non l’ho fatto, perchè sono onesto intellettualmente e ho cercato due dati veramente confrontabili per un raffronto.

      Tu invece no, tu mi confronti un 1451 (che per la cronaca è proprio il numero di partecipanti a quella *finale* del 2011) contro uno sfavillante 50000 che non c’entra una beata mazza con la finale dei GSS.

      Non è possibile continuare a discutere se ti comporti così.
      I tuoi interlocutori non possono discutere con te in questo modo.

      Tutti gli altri (i vari Messa, Bagnoli, Jas Fasola, eccetera) sono sicuro che avranno capito.
      Spero abbia capito anche tu.

      maskeret

  31. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 15:03

    @maskeret

    E’ stucchevole perdere il tempo con uno che – come te – prima accusa i praticanti e i dirigenti di un’altra disciplina di taroccare i dati, e poi – pur ammettendo che “tutti sanno giocare a dama e solo pochi a scacchi”, viene qui a contestare che i damisti possano raccogliere 50.000 ragazzi in tutt’Italia in un’edizione dei GS,

    Pensa al vs. fallimento e rispondi piuttosto a chi ti ha chiesto perchè chiedete tutti quei soldi per le tessere, anzi leggiti il mio prossimo post

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 15:06

      Ma certo che i damisti hanno raccolto 50000 ragazzi per i GSS.
      Solo che gli scacchi ne raccolgono di più.
      Ma tu me li paragoni con i 1451 della finale! Che diavolo c’entra!? Ecchecavolo!

  32. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 15:05

    @fede

    Ottimo intervento il tuo, grazie! Un assist perfetto!!

    Eh sì, perché forse non tutti sanno che mentre gli italiani non ce la fanno a mettere insieme il pranzo con la cena, devono chiedere prestiti per pagare l’IMU, e le aziende chiudono una dopo l’altra e licenziano, qui ci abbiamo i piccoli immobiliaristi della FSI, che con soli 14.000 tesserati riescono anche – chissà come – a comprarsi la nuova sede!

    Fantastico!
    Pare che la FSI voglia anche comprare il casinò di Atlantic City, sono in corso contatti con Donald Trump… :mrgreen:
    Pensate solo che nel 1994, e senza aiuti del CONI, la tessera agonistica costava 20.000 lire.
    Oggi costa la bellezza di 42 €, cioè 4 VOLTE TANTO!!!
    E ciò, nonostante in 20 anni il costo della vita non sia certo salito di 4 volte, come da dati Istat.

    Poi non c’è da stupirsi che alla FSI abbiano assunto gente, comprato poltrone di pelle umana, yacht, immobili ad Atlantic City, 4 caccia a decollo verticale dalla base di Aviano… 😆
    E chi li paga? Voi tesserati e il CONI!

    Altro che dama che non ha strutture, eh, mica tutti fanno come la FSI!
    Ma poi, qui stiamo a parlare di elitarismo, e al vertice della FIDE da 20 anni c’è il calmucco, che pensa a spendere miliardi per gli scacchi, in un paese di pecorari, dove non hanno manco gli occhi per piangere.
    Piuttosto…ma nessuno si è mai accorto di quanto il calmucco porti sfiga??? 😆

    Allora…
    2 anni fa Gheddafi si fa fotografare col calmucco, mentre imperversa la rivolta, due mesi dopo quella foto Gheddafi viene giustiziato
    Nel 1995 Saddam Hussain si fa fotografare anche lui a giocare col calmucco, durante il match tra Karpov e Kamski…sappiamo come è finito Saddam
    A fine anni ‘90 il papa si fa fotografare col calmucco…subito dopo il Parkison di cui soffre si aggrava, e tempo pochi anni, anche Giovanni Paolo II se ne va…
    Infine, adesso abbiamo avuto il presidente siriano che, lo scorso anno, si è fatto fotografare a giocare col calmucco…quanto credete possa durare??

    Insomma, qui non è questione di elitarismo, ma a me viene in mente il film Fantozzi, in cui lui accompagna il Duca Conte Semenzana a Montecarlo al casinò, e sentendo Fantozzi che gli vuole presentare la moglie Pina e la figlia Mariangela, gli dice:

    Semenzana: “Ma chi mi vuole presentare lei? …le conosce quelle 2 menagramo???”
    Fantozzi: “Nonono, signor DucaConte, mai viste prima!”
    Semenzana: “Ah beh! E si tocchi, non vede che quelle sono due menagramo!!”
    Ah ah ah! Troppo divertente…. 😆

  33. avatar
    fede 13 Marzo 2013 at 15:27

    scusate,

    visto che sono citato come assist man,

    mi dissocio da questo ultimo commento.

    Io ho detto che la federazione chiede molti soldi in molte forme e vorrei sapere come vengono gestiti, richiesta legittima senza polemica.

    Non penso proprio che in federazione sprechino soldi in sciocchezze, l’appartamento è una cosuccia che vorrei approfondire ma preciso che so bene che è usato non come appartamento ma come sede della federazione, almeno così era il progetto.

    Per il resto vedo solo l’intento di non dialogare anzi vedo un disprezzo gratuito che non condivido. L’inasprimento dei toni non mi appartiene per cui declino la partecipazione al dibattito su questo articolo.

    Ultima precisazione, Mascheroni ha citato numeri, i suoi ragionamenti sono educati e logici. Ha tutta la mia stima.

    Mia opinione… è evidente che la FID conteggia come atleti anche i giocatori del GSG, a differenza della FSI. Come faccio a dirlo? lo dico e basta, tanto pare che i numeri non vengano ascoltati.

    scusate il disturbo

    ciao ciao

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 15:37

      Grazie Fede, tu sì che mi capisci (e che, è questo è l’importante, hai capito cosa vogliono dire certi numeri).
      Per quanto riguarda la sede, trovi qualche informazione a pag. 5 del numero 14 di Scacchitalia dell’aprile 2011: http://www.federscacchi.it/str_reg.php?tipo=6

      maskeret

  34. avatar
    lordste 13 Marzo 2013 at 15:47

    mi sembra che il fantomatico PuntaArenas, sbugiardato su numeri incongruenti dal precisissimo Maskeret, non sapendo come replicare sia rapidamente deragliato tra l’insulto e l’ironia spocchiosa… definendo inequivocabilmente dove stava il torto (dalla sua parte)

  35. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 17:30

    @mascheroni (& friends)

    Tu non ti rendi neanche conto di quello che scrivi, e delle implicazioni, anche legali, di quel che scrivi.

    In pratica qui hai accusato + volte, e nero su bianco i dirigenti di un’altra federazione (Dama) di pubblicare dati FALSI sul tesseramento, visto che hai ripetuto più volte che non è vero che la dama ha 54.471 tesserati.

    QUINDI HAI DATO NERO SU BIANCO DEI FALSARI AI DIRIGENTI DELLA FEDERAZIONE DELLA DAMA!

    A parte la grande scorrettezza, mancanza di fair play e maleducazione di accusare di falso i dirigenti di un’altra federazione sportiva, quando invece dovresti stare molto zitto, visto che:

    LA FSI E’ STATA GIA’ COMMISSARIATA PIU’ VOLTE, PER IRREGOLARITA’ AMMINISTRATIVE E GESTIONALI GRAVISSIME!

    Oppure vogliamo parlare delle note relazioni d’assemblea di Placido Judicello del 1995, quando rivelava a tutti – come revisore dei conti – che Mariotti quando era Presidente si faceva rimborsare 10 milioni (di lire del 1994-95) dal conto della federazione per spese personali (alberghi, taxi, ristoranti, vacanze) facendole passare per spese istituzionali come Presidente, e a spese dei tesserati???
    E allora sciacquati la bocca, prima di gettare fango su gente pulita di un altro sport!!
    Chiaro?

    E hai anche implicitamente insinuato che il CONI avallerebbe una simile truffa, non accorgendosi che una federazione sportiva presenta dati falsi sui tesseramenti.

    Allora, sei pronto a sostenere nelle sedi opportune (tribunale) le tue affermazioni?

    Perché adesso i dirigenti della federazione della Dama quasi sicuramente ti quereleranno per diffamazione aggravata, visto che li hai accusati + volte di falso a mezzo stampa (questo blog), così poi vedrete davanti al giudice chi ha ragione…
    E finisco con un’ultima osservazione, perché ben poco mi importa di discutere con gente come te.

    Tu continui a insistere con i dati della dama, quando io ti ho PIU’ VOLTE esposto i dati di un’altra federazione SCACCHISTICA, QUELLA RUSSA, CHE SE PERMETTI HA BEN PIU’ DI 14.000, O 50.000 TESSERATI.
    PERCHE’ I RUSSI HANNO MILIONI DI SCACCHISTI?
    PERCHE’ I RUSSI HANNO MILIONI DI SCACCHISTI?
    PERCHE’ I RUSSI HANNO MILIONI DI SCACCHISTI?

    LO VEDI CHE NON SAI RISPONDERE!!

    HO ANCHE CHIESTO PIU’ VOLTE DI DISCUTERE DELLE PROPOSTE CHE HO FATTO NELL’ARTICOLO, MA OVVIAMENTE NON VUOI DIRE NULLA, PERCHE’ QUANDO NON AVETE ARGOMENTI VALIDI VI ARRAMPICATE SUGLI SPECCHI, O SCANTONATE DAL DISCORSO PRINCIPALE, E ATTACCATE CHI VI CRITICA, E’ IL VS. STILE.

    CON VOI BISOGNA SEMPRE E SOLO DIRE CHE TUTTO VA BENE, SIETE COME I CINEGIORNALI LUCE DEL FASCIO, O COME LE “CRONACHE” DEI TG DELLA KOREA DEL NORD.
    E poi finitela con questi toni buonisti ridicoli, da “libro cuore”: “volemose bene, siamo tutti amici, gens una sumus” siete solo patetici.

    E il bello è che poi vieni qui a dire: “non so se gli scacchi siano elitari”

    Non lo sai????
    E allora perché sei venuto qui a discutere, visto che è questo l’argomento dell’articolo?
    Da 40 anni gli scacchi si dibattono nella miseria di 10.000 tesserati e poco più, e tra l’altro ci sono anche i ladri di polli, che rubacchiano qua e là e fanno commissariare la federazione, e tu vieni a sfracicare i maroni a chi cerca di capire perché?
    Almeno sta zitto, mica te l’ha detto il medico di venire a rompere a me.
    Sei tu che vuoi provocare e litigare a tutti i costi, ma con me non vai lontano, caro! Ci vuole ben altro…

    LASCIA PERDERE MASCHERONI…occupati dei tuoi 4 gatti di tesserati, e che saranno sempre meno finché troveranno gente come voi, a gestire la baracca.

    Vi dà fastidio discutere di queste cose, perché vi dà fastidio trovare chi vi mette davanti al vostro fallimento, ecco la verità!
    E con ciò si chiude, vai a provocare e far perdere tempo altrove, con me non è cosa!

    Per quanto riguarda chi è contento (come “fede”;) di avere una federazione che chiede 42 euro per una tessera agonistica (ma come? prima ti lamenti, e ora già cambi idea??? fai pena!), e se la prende con i damisti perchè non chiedono quei soldi, prego, accomodatevi, siete voi che preferite pagarla, non certo io…io me ne guardo bene dal tesserarmi con la fli,…no…sfi…

  36. avatar
    La Redazione di SoloScacchi 13 Marzo 2013 at 17:30

    Oggi tra i cardinali riuniti in conclave, in Vaticano, la discussione è stata serrata e dura, mentre Arno e Tevere, per le incessanti piogge, minacciano di straripare da un momento all’altro.
    Anche su SoloScacchi i temi trattati hanno giustificato prese di posizione e parole piuttosto decise e forti.
    Non vogliatecene, tuttavia, se interveniamo per pregarvi di non voler scalfire, qui nei vostri commenti, quella linea di moderazione e correttezza alla quale abbiamo fatto riferimento in passati editoriali e che noi auspichiamo come definitiva caratteristica e tradizione del nostro Blog, in ogni suo aspetto.
    Grazie a tutti i lettori e collaboratori.

  37. avatar
    Punta Arenas 13 Marzo 2013 at 17:43

    @fede

    DICHIARAZIONI DIFFAMATORIE DI MASCHERONI CONTRO LA FEDERAZIONE DELLA DAMA

    Nossignore!

    Il signor Mascheroni non ha usato: “ragionamenti educati e logici”.

    Il sig. Mascheroni ha più volte accusato i dirigenti di un’altra Federazione (Dama) di falsificare i dati del tesseramento esponendo numeri falsi, e questo in base al codice penale si chiama diffamazione aggravata, ex art. 595 c.p., punita con la reclusione da 6 mesi a 3 anni, o con la multa non inferiore a 516 euro, se commessa a mezzo della stampa.

    Prima di accusare i dirigenti di un’altra federazione di taroccare i dati sul tesseramento, esponendo numeri falsi (coinvolgendo anche il CONI in quanto responsabile di omessa vigilanza), sia tu che il sig. Mascheroni fareste bene a consultare un avvocato

    Visto che nemmeno conoscete la legge, prima di parlare informatevi.

  38. avatar
    La Redazione di SoloScacchi 13 Marzo 2013 at 18:57

    Constatiamo con dispiacere che il nostro invito non è stato completamente accolto.
    Lo rinnoviamo ancora e con ancora maggior fermezza.
    Non possiamo assolutamente accettare che lo spazio concesso a lettori e collaboratori si trasformi in qualcosa che non assomiglia più ad uno spazio di sereno confronto.

  39. avatar
    Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 19:00

    Punta Arenas,

    nel momento in cui tu, nel tuo articolo, hai parlato di 50000 tesserati, e hai detto di prendere esempio dalla dama perchè appunto ha 50000 tesserati mentre gli scacchi no, hai esplicitamente confrontato i 50000 tesserati della dama con i 15000 tesserati degli scacchi.

    E’ questo che io ho contestato, e solo questo di tutto il tuo articolo sul quale non sono mai entrato nel merito.

    Ho contestato il fatto che tu confrontassi due cifre che arrivano da due “insiemi” di persone completamente diverse.
    Non ho detto che quel dato è falso, ma solo che quel dato è “gonfiato” dalle tessere giovanili che la dama conteggia e gli scacchi no. Rileggi il mio messaggio iniziale del 10 marzo e vedrai che è così.

    Non ho parlato di truffa e non ho detto che il CONI avvalla una truffa, e ovviamente non ho proprio diffamato nessuno. Il dato di 50000 è perfettamente legittimo e il CONI lo ha confermato. Non ci sono dubbi e non ho dubbi su questo.

    Ma non sono 50000 “tesserati” come noi li intendiamo.

    Quel dato tiene conto di una “tipologia” di tessere che la FSI, semplicemente, NON HA.

    Capisci cosa intendo?

    Noi abbiamo un numero smodato di bambini che fanno attività nelle scuole, ben più di 50.000 (solo tra Piemonte e Liguria sono già 24.000!).
    Ma tutti questi bambini noi non li mettiamo nel conto dei tesserati. La dama sì.

    Metterli o non metterli tra i tesserati è un’azione perfettamente legittima, ma siccome una federazione agisce in un modo e l’altra in un altro, entrambe legittimamente, ecco che i due “numeri” non sono confrontabili.

    Devi confrontare numeri confrontabili. Non so più come dirlo.

    Per quanto riguarda la Russia, non so che dirti, ma io, come detto mille volte, volevo solo correggere quell’errore e basta; Cavolo, a Messa stava per venire uno “sciopone” :-).

    Tutto lì. Bastava che tu avessi preso atto che quel numero non è confrontabile con il nostro e la cosa finiva lì.

    Prego la redazione, che vedo sta seguendo il dibattito come è giusto che sia, di provare a spiegartelo privatamente (dovrebbero sapere chi sei, avranno pure un telefono o una email tua personale): devi confrontare numeri confrontabili.

    Per quanto riguarda l’invito finale rivolto a Fede, che secondo te se la prende con i damisti perchè la federdama non chiede “quei soldi”, cioè i 42 Euro per la tessera … propongo io stesso a Fede di tesserarsi per la dama, e di pagare loro 42 euro per la loro tessera agonistica. I 3 euro che mancano per arrivare al costo richiesto di 45 glieli offro volentieri io, davanti a una fresca birretta!

    maskeret

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      Joe Dawson 13 Marzo 2013 at 19:08

      Grazie Maurizio per la tua disponibilità al dialogo e per il modo con cui ti adoperi per stemperare in qualche modo i toni… invito tutti a fare altrettanto …birretta compresa! 😉
      Anche sai perché?? Perché se a Messa gli viene lo sciopone a Martin -io lo conosco- gli sarà già venuta la sincope del jazzista… ci mette un attimo a chiudere i commenti, a chiudere il sito, a regalare la sua collezione di libri di scacchi per dedicarsi definitivamente …alla dama! e poi i colpi di alabarda spaziale noi dove ce li andiamo a dare?? …tutti nella piazzetta davanti a casa Mongo, okay? 😆

  40. avatar
    alfredo 13 Marzo 2013 at 21:04

    Scusate amici. Adolivio Capece lo conosciamo tutti e sappiano quanto ha fatto pe gli scacchi. Adesso ha un incarico nella Federazione Italiana Dama. Non possiamo chiedere a una persona che conosce bene tutte e due le realtà di illuminaci in merito?
    Ado batti un colpo.
    E lasciamo da parte il codice penale.
    Mi sembra che i giudici in Italia abbiano molte altre cose a cui pensare.
    Buona serata. E’ stato eletto un Papa argentino di origine italiana. Come tanti giocatori che hanno giocato da noi e per noi.
    Sono un laico ma mi piacerebbe un segno di pace 😡

    • avatar
      Maurizio Mascheroni 13 Marzo 2013 at 22:26

      Ciao Alfredo,

      non so se Adolivio segue assiduamente questo blog; quando mi capita di vederlo provo a chiedere.

      Comunque qualche numero lo si ricava indirettamente dai bilanci della federdama, che sono pubblicati sul loro sito, dal 2008 al 2011, così correggo anche un mio errore.

      Avevo detto che nel 2008 le entrate per il tesseramento della dama sono state di Euro 70856. Mi sbagliavo, perchè in quella cifra è anche compresa la voce “Multe e tasse gare” (credo sia l’equivalente delle nostra quota di omologazione), che per il 2008 valeva 31.757 Euro (poi c’erano altre voci per un totale trascurabile di 520 Euro).

      Ecco il dettaglio delle entrate della Federdama per il tesseramento nei vari anni:
      2007: 42.620 Euro
      2008: 38.579
      2009: 38.163
      2010: 34.495
      2011: 35.570

      Queste dovrebbero essere gli introiti dei tesseramenti come li intendiamo noi, cioè per le tessere “agonistiche” in senso lato, le tessere cioè che danno diritto a giocare nei tornei validi per punteggi, categorie e quant’altro.

      Prendiamo il dato più recente: 35.570 Euro.
      Considerando che la tessera più economica della dama (Junior) costa 5 Euro, e ipotizzando che tutti abbiamo sottoscritto quella, nel 2011 ci sono stati 7.114 “tesserati-come-noi-li-intendiamo”.
      Ovviamente questo non può essere, il numero sarà più basso, perchè ci sono gli adulti e altri che ovviamente pagano di più (fino a un massimo di 45 Euro per la tessera agonistica).
      Inoltre in questa quota sono anche comprese le quote per arbitri, istruttori e quant’altro.
      Insomma, 7.114 è il numero massimo possibile.

      Sulla loro circolare per il tesseramento è inoltre presente questo tipo di tessera:
      —-
      Tessera Giovanile Scolastica
      Viene rilasciata ai giovani che praticano l’attività damistica a livello scolastico negli istituti che abbiano regolarmente aderito al progetto “Dama a Scuola”. È valida solamente per la partecipazione a gare scolastiche ed alle attività relative ai Giochi Sportivi Studenteschi di Dama.
      —-
      Non c’è cifra, quindi suppongo sia gratuita (come è giusta che sia per una attività promozionale).
      E qui forse sta il busillis … contando tutte queste tessere si arriva al famoso 50.000

      maskeret

      • avatar
        alfredo 13 Marzo 2013 at 23:37

        Ciao Maurizio,
        francamente non ho gli elementi tecnici per stabilire tipi e modalità di tesseramento e altro. Mi spiace solo per la piega che ha assunto una discussione interessante nata da uno spunto stimolante.
        Contatterò Ado che essendo ora ‘a cavallo’ tra scacchi e dama magari potrebbe dare qualche dato dirimente.
        Prima di questi ultimi post avevo scritto qualcosa sulla natura profondamente diversa di questi due ‘giochi della mente’, ma un black out del pc mi ha cancellato tutto.
        Era un discorso lungo che partiva da un signore che si chiamava Ernst Zermelo.
        Ma ora francamente mi sembrerebbe superato dagli ultimi ‘avvenimenti’.
        Io sono un ‘non tesserato’ dal 1976 (lo sono stato ‘forzatamente’ per 5 – 6 anni a cavallo dei due millenni). Ma francamente non ritengo che il numero ‘grezzo’ dei tesserati di un gioco – sport possa dire essere un dato così attendibile sulla diffusione del gioco.
        Conosco molti altri come me, appassionati non tesserati .
        Vedrai anche tu nelle strade migliaia di ciclisti con biciclette ed abbigliamenti nemmeno fossero Tom Boonen o Contador.
        Il ciclismo ha qualche milione di appasionati’ attivi (quorum ego, come avrebbe detto Brera) che magari si fanno un mazzo di proporzioni epocali scalando il Mortirolo, ma che non hanno la ‘tessera’.

        • avatar
          alfredo 13 Marzo 2013 at 23:54

          Comunque posso dire che Maurizio (più’ addentro di me in queste cose) abbia fornito dati e spiegazioni plausibili
          e personalmente vorrei che la federazione si ricordasse di Maurizio premiandolo in qualche modo per una sua lunghissima attività che testimonia una passione fuori dal comune.
          Mi ricordo una caldissima giornata di giugno; alle 7 del mattino era già a Monza, sotto l’arengario, per preparare tutto il necessario per un tradizionale semilampo. E andarsene poi via alle 8 di sera.
          Al di là di numeri e cifre (che ripeto a me possono dire poco) penso che nessuno possa mettere in dubbio la sincera passione, la dedizione, lo spirito di sacrificio che anima Maurizio… Dai tempi della Bovisa, che io ricordi.

  41. avatar
    Marramaquis 13 Marzo 2013 at 21:21

    Alfredo, ecco, qualche segno buono lo abbiamo:
    «l’economia speculativa insegue l’idolo del denaro che si produce da se stesso. Per questo non si hanno remore a trasformare in disoccupati milioni di lavoratori».
    (J.M.Bergoglio, agosto 2012)

    • avatar
      alfredo 13 Marzo 2013 at 23:46

      Non conoscevo questa dichiarazione di Bergoglio e ovviamente non so in quale contesto pronunciata.
      Ma da ateo (che segue comunque con un certo interesse le vicende della chiesa) mi sembra promettente. Come promettente mi sembra il fatto che abbia scelto il nome Francesco.
      Ma la cosa più rivoluzionaria mi sembra che in questo conclave nessuno abbia tirato tanto in ballo lo Spirito Santo che doveva illuminare gli ‘elettori’.
      Si tratta di spietata lotta di potere, lo abbiamo sempre saputo, ma questa volta dopo vatileaks e le dimissioni di Ratzinger, almeno la cd Santa Sede ha avuto il buon gusto di non far girare la barzelletta dello spirito santo.
      Pochi sanno che padre Lombardi, l’addetto stampa, ha una laurea in logica matematica.
      Fortunatamente, forse, questa sua formazione razionale, gli ha impedito di raccontare le solite balle monumentali.
      Al di là della forma ‘ovattata’, si capiva bene che i porporati riuniti in congregazione si stavano allegramente scannando .

      • avatar
        brunov 14 Marzo 2013 at 15:29

        Caro Alfredo, ecco il link dove puoi leggere per intero l’intervista a Bergoglio da dove è tratta la frase citata da Marramaquis: http://www.30giorni.it/articoli_id_380_l1.htm
        E’ più o meno il concetto che a suo tempo in un commento a un precedente articolo sottolineai citando Collodi quando nel suo “Pinocchio” creò i personaggi del Gatto e della Volpe che vogliono far credere che seminando oro crescono alberi che danno oro. Per questo mi beccai una reprimenda da un certo tipo che vide in me uno sfigato costretto a sbarcare il lunario tra uno stipendio precario di mille euro al mese e la disoccupazione; quel certo tipo poi si vantava di essere un furbo che non investiva nei titoli dell’azienda presso cui lavora ma in ben altro modo. In definitiva Bergoglio vuole dire che idolatrare l’oro porta alla rovina, così come la finanza, cui non importa nulla dei disoccupati, ha rovinato il mondo attuale. E’ stesso concetto evangelico secondo il quale non si può servire allo stesso tempo Dio e Mammona. Certo, Papa Francesco ne ha di lavoro da fare per ripulire il tempio dai mercanti. A noi rimane un dubbio: quale via seguire per liberare il mondo dai mercanti: la via evangelica o quella rivoluzionaria?

        • avatar
          alfredo 14 Marzo 2013 at 18:47

          tertium non datur ?

  42. avatar
    Daniele Marano 13 Marzo 2013 at 21:50

    Nuntio vobis… Pardon amici di Soloscacchi, mi sono confuso con l’elezione del nuovo pontefice Francesco I . Allora, domenica 17 parteciperò per la prima volta in vita mia ad un campionato provinciale di dama internazionale* a Nuoro. La settimana successiva, il 24 marzo, sarò convocato per il C.I.S. perché dovrò andare a giocare a Cagliari con la mia squadra. 😉

    Un saluto al direttore Messa! 🙂

    P.S. Sono tesserato FSI e FID e credo di non essere bigamo :mrgreen:

    *dama 100 caselle.

  43. avatar
    M.I. che non gioca più 13 Marzo 2013 at 22:13

    Articolo interessante e ricchissimo di spunti. Duole solo constatare come spesso da argomenti interessanti e di carattere generale si termini, secondo la migliore tradizione italica, nelle baruffe spicce e sgradevoli…

    Per dire brevemente come la penso io su alcuni punti considero, tutto sommato inutile, il paragone con altri sport e la dama in particolare, perché ogni disciplina, ogni gioco, ogni sport, ha le sue peculiarità e spostandone in partenza i riferimenti, si commette già un errore inconscio di valutazione.

    Se son scacchi parliamo di scacchi, vi prego. Con tutte le problematiche che il nostro mondo racchiude, senza farci forti (o deboli) con confronti poco o del tutto inutili all’economia della discussione, sicuramente opinabili perfino nei confronti numerici come è stato in alcuni aspetti della discussione condotta finora.

    Che gli scacchi siano un qualcosa (gioco, sport o altro) in qualche modo di elitario personalmente mi pare aspetto intrinseco e lapalissiano: si tratta infatti di una delle applicazioni dell’ingegno umano più elevate e sofisticate. Pur non essendo né arte né scienza (richiamandone peraltro alcuni aspetti) hanno indubbiamente un fascino unico ed innegabile… allora cos’è che non va?

    Senza cervello non si progredisce: elitarismo intrinseco. Ma questo in sé non è un aspetto negativo, negativa è la strumentalizzazione del gioco, negativa, altamente negativa è la gestione di pochi (i politici degli scacchi) a vantaggio di pochi (i top-players o come qualcuno li ha qui battezzati “gli arrivati”;). E questo sì ha purtroppo tante similarità con altri ambiti. Ma è proprio su questo che occorre far fronte comune e, come mi sembra l’autore del pezzo e Leo Battesti propugnano, far convergere gli sforzi della grossa massa di noi giocatori “normali” perché si riesca a riappropriarci del gioc(attol)o.

    Occorre far sì che le leve del potere (oddio, che parolone, ma non me ne vengono di più adeguate, scusate) tornino nelle mani dei giocatori comuni. Di quelli che pagano
    la tessera agonistica e l’iscrizione ai vari tornei senza la minima speranza di entrare nella lista dei premiati. Che ai tornei i premi vadano distribuiti in proporzione ai paganti. Che non ci siano invitati ed esentati.

    In poche parole una gestione democratica e paritaria, senza favoritismi e nepotismi.

    Facile a parole… difficile tradurlo nei fatti, ma siamo qui per discuterne, per avanzare proposte, proposte possibilmente concrete.

    Io personalmente ringrazio l’autore di questo articolo, invito lui come tutti a non lasciarsi andare alle polemiche personali, e spero in altre proposte, idee e spunti per andare tutti in questa direzione (quella Russa dei primi tempi? non lo so… certo quella che ha prodotto tre milioni e mezzo di scacchisti “che giocano divertendosi”;) la direzione di trasformare un gioco di per sé elitario in un gioco che sia alla portata di tutti, senza preclusioni e senza distinzioni.

  44. avatar
    Punta Arenas 14 Marzo 2013 at 07:29

    Purtroppo devo tristemente prendere atto che ogni critica seria e discussione costruttiva è IMPOSSIBILE, nel mondo scacchistico italiano, che evidentemente è destinato a non schiodarsi mai dal ristretto – ed elitario – gruppo di pochi praticanti, che lo condannano a rimanere sport/gioco ai margini del panorama sportivo.

    Io mi sono limitato a pubblicare un articolo su di un problema importante, l’elitarismo, che già voci autorevoli come quella del Vice-Presidente della FF, Leo Battesti, avevano evidenziato, e nella speranza di suscitare un dibattito serio e costruttivo.

    All’inizio ero stato favorevolmente colpito dalla pacatezza e ragionevolezza di interventi come quelli di Messa, Pili, ecc.

    Ma come al solito, quando qualcuno vuole parlare di un problema, nel mondo scacchistico , subito poi viene attaccato e messo nell’angolo.

    Il problema, Mascheroni, non è pensarla diversamente da qualcun altro, il problema è il MODO con cui si discute con qualcun altro.

    Tu non hai trovato altro modo se non continuare a insistere su un particolare irrilevante – nel contesto dell’articolo – che è il numero dei tesserati della Dama, e per farlo hai anche scelto il modo peggiore, quello di INSULTARE i damisti, scrivendo più volte che i loro numeri non sono veri, che sono gonfiati, che le tessere devono essere a pagamento (e chi l’ha detto? Una federazione ha tutto il diritto di NON far pagare categorie di tessere, ad esempio a ragazzini all’inizio dell’attività, oppure a chi non svolge attività agonistica vera e propria, e non ha un rating, ecc., questi sono affari loro).
    Le tue affermazioni -anche se ora cerchi di fare retromarcia – sono lì, e non sono certo lusinghiere verso gli amici della dama.

    Hai anche voluto insistere sui numeri, e sulla “non omogeneità” dei raffronti, quando peraltro è evidente che anche come modalità di svolgimento delle partite dama e scacchi sono diversi: gli scacchi necessitano di più tempo, formulari, orologi, ecc., che la dama non richiede.

    Nemmeno si è capito dove volessi andare a parare, visto che tu stesso avevi ammesso che “tutti sanno giocare a dama”, mentre lo stesso non accade per gli scacchi.

    Quello che poi mi è sembrato molto sgradevole è proprio il fatto che a questa discussione intervenissi tu, che hai incarichi federali e sei retribuito dalla FSI, e quindi NON puoi certamente dire di essere disinteressato nelle tue affermazioni, che sono solo sembrate un tentativo di ZITTIRE – come al solito – chi dissente, e contesta certi sistemi autoritari e per nulla trasparenti nella gestione del movimento scacchistico.

    Il fatto poi che qualcun altro sia intervenuto per darti man forte, e per isolarmi, mi pare dimostrazione eloquente e chiara di quanto sopra.

    Ho più volte chiesto di parlare delle proposte che ho fatto, prima tra tutte quella di rivalutare il gioco e i contributi di giocatori di categoria inferiore, e non solo dei titolati e dei GM, o di analizzare perchè in certi Paesi – primo tra tutti la Russia – una pratica familiare e non competitiva degli scacchi li ha portati a ben altri livelli di diffusione, rispetto al solito italiano: “elo + categorie”, ma ciò è stato impossibile: a te interessava solo attaccarmi e mettermi nell’angolo, col sostegno dei tuoi amici.

    Fino al punto grottesco e ridicolo, per cui perfino uno come “fede”, che prima aveva sollevato problemi seri e importanti, soprattutto in momenti di crisi: costo elevato delle tessere (qualcuno deve ancora spiegarmi come sia stato possibile che in 20 anni si sia passati da 20.000 lire a 42 euro! E pur essendoci anche il contributo del CONI, che prima non c’era!) poi fa retromarcia e si mette ad attaccarmi, come altri.

    Per cui vi dico solo: prego accomodatevi.

    Vi piace che le cose non cambino mai, vi piace che in 40 anni gli scacchi ruotino sempre attorno a quelle cifre di tesserati attorno a 10.000, vi piace pagare 42 euro una tessera agonistica, 4 volte più di 40 anni fa, e vi piace se i premi negli ultimi 2 anni si sono mediamente abbassati del 30%, anzichè salire, e vi piace se dal 1986 la Rai non dedica più un’ora di trasmissione agli scacchi, per non parlare delle tv private.
    Vi piace che nessuno in giro abbia la minima idea di chi sia Magnus Carlsen o Caruana, e ci si riduca a fare il tifo per i due K quando ritornino per un match amichevole.

    Prego, se vi piace tutto questo consolatevi pure con i discorsi di Mascheroni, che vi dirà: “tutto va bene perchè la dama sta peggio di noi!”.

    Contenti voi…

    • avatar
      Dimitri Crisopoulos 14 Marzo 2013 at 08:42

      Caro Punta Arenas, a me il tuo articolo è piaciuto tantissimo. Originale, controcorrente, ben scritto e molto ben argomentato.
      Nella sostanza penso che tu abbia ragione su molti punti, potrei dire tutti ma non sono sufficientemente informato per confermare in un senso o nell’altro.
      Mi sentirei anche di dire che la stragrande maggioranza degli scacchisti medi la pensa come te, pur se tanti rimangono silenziosi o non fan la voce grossa. Quindi non ti sentire isolato, hai fatto bene a pubblicare la tua opinione ed hai fatto più che bene a pubblicarla su questo sito ove c’è spazio per tutti.
      Se posso solo permettermi di suggeririrti un modesto consiglio questo è quello di non lasciarti coinvolgere nelle polemiche personali che rischi di perdere lucidità e precisione, e soprattutto di esser il primo a dar l’esempio nel mantenerere il dibattito su toni civili ed educati, senza mai trascendere alzando la voce o offendendo gli interlocutori quand’anche di opinione avversa, per rispetto degli stessi, del sito ed in fondo anche di te stesso.
      Di nuovo grazie e rimaniamo fiduciosi che la discussione porti a qualcosa di costruttivo e positivo come tutti si auspicano.
      Ossequi a tutti.
      Dimitri

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      Mongo 14 Marzo 2013 at 14:27

      @ Punta Arenas

      Solo una cosa: sbagli nel dire che è “dal 1986 che la Rai non dedica più un’ora di trasmissione agli scacchi”.
      Riposto il mio post di alcuni giorni fa: “In occasione delle olimpiadi degli scacchi 2006, disputatesi a Torino, la RAI dedicò giornate intere alla trasmissione degli incontri commentati dal bravo Passerotti… Anche se a volte, ma ci stava, commentava partite invertendo il giocatore bianco con il giocatore nero o sbagliando scacchiera.
      L’interesse dei media generata, sempre nel 2006, dall’allora giovanissima, ora credo neo-maggiorenne o quasi, Marina Brunello fu sensazionale: giornali, radio, TV (Quark in primis; Piero Angela, se ben ricordo, fece la prima mossa di Marina al debutto olimpico).
      Ora gli scacchi hanno Caruana e come già riportato in un mio precedente post, RAI Sport nel notiziario delle 20,00 annunciò che finalmente un italiano aveva battuto il campione del mondo di scacchi, l’indiano Anand.
      Invece per sapere qualche notizia di dama si deve leggerla su ‘SoloScacchi’.
      Da bambino ho prima imparato la dama e poi gli scacchi, come prima il rubamazzo e poi il poker ed è per questo che chiudo dicendo, forse qualcuno lo ha già scritto prima: tutti gli scacchisti sanno giocare a dama mentre non tutti i damisti sanno giocare a scacchi.”
      Senza voler fare polemica, solo per la precisazione. 😎

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        Daniele Marano 14 Marzo 2013 at 17:27

        Vorrei ricordare agli amici di Soloscacchi e in particolare all’amico Mongo questo articolo dedicato all’eclettico GMI Jannes Van Der Wal che fu Campione del Mondo di dama internazionale nel 1982 e che poi dedicandosi agli scacchi diventò in poco tempo MF.

        http://soloscacchi.altervista.org/?p=7990

  45. avatar
    Jas Fasola 14 Marzo 2013 at 22:41

    Gli scacchisti polacchi iscritti alla Federazione sono circa 47.000, di cui la gran parte “amatori” e non “attivi”. L’iscrizione si paga una volta e si rimane associati negli anni successivi anche se non si gioca.

    La gran parte non sono attivi, cosa che si puo’ controllare qui
    http://www.cr-pzszach.pl/ew/viewpage.php?page_id=1&zwiazek=&typ_czlonka=1&from_rec=47500

    Basta cliccare su un nome e si vede tutto.

    Se qualcuno sa se in Russia la situazione e’ la medesima…

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      Jas Fasola 14 Marzo 2013 at 23:26

      I primi 123 tesserati sono i defunti 🙁 , per i quali qualcuno paga. Ad esempio Brustman era il papa’ della WGM e si vede che e’ stata pagata una quota 2013 come allenatore, mentre a Gorski e’ stata pagata come arbitro.

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        alfredo 14 Marzo 2013 at 23:37

        caro Jas
        qui dall’Italia ti posso dire che voi in Polonia siete molto avanti
        li’ ” qualcuno” paga per i defunti
        qua in Italia lo stato paga direttamente decine di migliaia di defunti ( non scacchisti )
        e paga anche fior di pensioni di invalidità a ciechi con 11 /10 di vista , a presunti paraplepigici che poi corrono la maratona
        forse in Polonia c’è un come dire ? foscoliano culto dei ” sepolcri “

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      Maurizio Mascheroni 14 Marzo 2013 at 23:41

      Ciao Jas,

      Interessante.
      Per fare un paragone con l’Italia sarebbe interessante sapere da quando hanno quell’archivio online. La domanda sarebbe: il giocatore con l’Id n.1, quando lo hanno messo dentro? Quando lo hanno tesserato?

      maskeret

      • avatar
        Jas Fasola 15 Marzo 2013 at 10:05

        immagino da qualche anno…almeno guardando i singoli giocatori si vede che la loro data di iscrizione risale a qualche anno fa. Appena fanno un torneo valido vengono registrati.

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